Rinvio referendum: paura, eh?
02 Novembre 2016
Ancora stamattina, intervistato in radio, il ministro dell’interno Alfano è tornato sulla ipotesi circolata nelle ultime ore e smentita dal premier Renzi di un rinvio del referendum costituzionale per via del terremoto che ha colpito il centro dell’Italia: “Non abbiamo chiesto nessun rinvio della data”, ha detto Alfano cercando di non esporsi troppo, aggiungendo però che “è chiaro che sul piano della campagna referendaria è una fatica parlare di referendum, non è facile parlare delle ragioni del Sì o del No in una situazione nella quale c’è il terremoto”.
Dunque è ormai chiaro che, sfruttando la commozione e lo smarrimento prodotto dagli eventi sismici che si sono abbattuti sulle nostre regioni, il fronte del sì cerca, mandando avanti le seconde file (prima Castagnetti, poi Cicchitto e adesso lo stesso Alfano) di saggiare il terreno per il rinvio e di “gettare la palla nel campo delle opposizioni”, come ha commentato Renato Brunetta. Si è chiesto infatti che sul rinvio si esprimessero le opposizioni, cercando di far apparire chi rifiuta di rimandare la data come indifferente al dramma dei terremotati. Era già da qualche tempo che la manovra era in corso, ma in queste ultime ore la squallida sceneggiata, da timida e un po’ sottotraccia che era, è diventata esplicita e spudorata. C’è anche chi conta sul ricorso di Onida per rimandare il referendum in maniera indolore, senza pagare prezzi politici, ma va detto che l’avvocato dello stato ha appena sostenuto che in ogni caso la corte non potrebbe rimandare la data del voto.
Il gioco è semplice: Renzi nega assolutamente che si possa rimandare, per non essere coinvolto nel caso che la manovra dilatoria fallisca, e per dimostrare che non ha il minimo timore ad affrontare il voto. Intanto c’è chi, in buona o in cattiva fede, lavora per lui, inserendo il tema del rinvio nel dibattito in agenda, invocando l’unità nazionale, e usando cinicamente il dramma del terremoto reale per evitare di essere terremotati politicamente.
Infatti ieri Renzi aveva smentito l’ipotesi del rinvio della consultazione, dicendo che si è trattato di una “boutade” della stampa. Ma l’idea sta circolando eccome, e se ne erano già fatti interpreti una serie di parlamentari, in particolare tra i centristi della maggioranza. L’impressione è che sia lo stesso Quirinale a dare una mano per spostare in avanti la data del 4 dicembre. Mattarella si è esposto quasi in prima persona, lasciando parlare l’amico Castagnetti: poiché i giornalisti sanno bene quanto i rapporti tra i due siano stretti, la questione rinvio ha immediatamente acquistato peso e centralità.
Secondo i teorici del rimandare a tempi migliori, sarebbe impossibile, infatti, far votare le persone che sono sfollate dalle zone terremotate. Ma è credibile porre dei problemi come questo? Gli elettori non possono tranquillamente votare al di fuori dei loro comuni di residenza, come accade per tanti che lavorano o studiano fuori sede? Certo che possono, senza nemmeno troppe difficoltà organizzative: il fatto stesso che si drammatizzi un problema così facilmente risolvibile dimostra che la paura di perdere la sfida referendaria, nelle fila della maggioranza che sostiene il sì, ormai fa novanta. Del resto anche i sondaggi di ieri hanno mostrato che il fronte del NO resta saldamente in testa.