Riparte dal web la sfida dei conservatori americani

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Riparte dal web la sfida dei conservatori americani

10 Luglio 2008

Wikipedia? Un’enciclopedia che spaccia per neutrale la sua visione del mondo anticristiana e antiamericana. Così il professor Andrew Schlafly ha riunito i suoi studenti con l’intento di fare le pulci ai liberal o presunti tali. Dai temi etici alla guerra in Iraq. 

Il successo del movimento conservatore americano negli ultimi decenni deriva dall’aver creato un vasto network – fatto di giornali, riviste, fondazioni, intellettuali e militanti – capace di dettare l’agenda politica, garantirsi una presenza capillare sul territorio e difendere i propri valori con fantasia e zelo. Nel mucchio ci sono i contribuenti che vogliono meno tasse, i proprietari di armi, i difensori della famiglia e della morale cristiana, gli homeschoolers, i neoconservatori e chi più ne ha ne metta. Tutti questi gruppi hanno parlato al cuore dell’America profonda, ne hanno esaltato la “diversità”, il fatto di sentirsi “giusta” perché è di destra. 

Ma la rivoluzione internettiana, con i suoi empiti globalistici e politicamente corretti, ha diffuso l’immagine di un’altra America, minoritaria nel Paese e maggioritaria solo dal punto di vista virtuale. L’America di Google che sostiene Barack Obama su You Tube, che relativizza ogni valore annullandolo, che attribuisce la stessa importanza a un video di Bin Laden o una liceale che si spoglia in webcam. L’America di Wikipedia, spinta da una vanagloriosa presunzione di razionalità che sconfina volentieri nel pornografico, nel gossip e nel complottismo, ma diventa prudente e al limite censoria quando bisogna schierarsi dalla parte dell’Occidente. Wikipedia, da “wikkan”, che in inglese antico indica dei culti precristiani, come dire un ateismo magico e pagano.   

Per questo nel 2006 Schlafly ha dato la sveglia ai suoi studenti. È partito dalla sua classe nel New Jersey per collegarsi a un centinaio di scuole della nazione, creando Conservapedia, la prima enciclopedia conservatrice on line. Schlafly non viene dal nulla. È il figlio di una lady d’acciaio del paleoconservatorismo,  quella Phillys Schlafly, madre e moglie cattolicissima, passata alla storia per aver messo in discussione le conquiste del femminismo. 

Nel 1964 mamma Phillys ruppe con i conservatori ricchi e benpensanti della East Coast, schierandosi dalla parte di Barry Goldwater. Il candidato repubblicano fallì nella sua corsa alla Casa Bianca ma Phillys aveva intuito che qualcosa stava cambiando nella destra repubblicana. Suo figlio l’ha seguita a ruota quando ha scritto che l’aborto aumenta i rischi del cancro, d’accordo con la conservatrice “Association of American Physicians and Surgeons”. La femminilità? Per Conservapedia è “la qualità di essere gentile, carina e sottomessa”. Hillary Clinton? Una donna afflitta da “narcisismo clinico”.  

Sul portale di Schlafly c’è posto per chi crede che la Terra sia un pianeta vecchio diecimila anni al massimo, d’accordo con la Genesi. Ma c’è anche scritto che queste teorie sono tutte da verificare e appartengono a una ristretta minoranza della comunità scientifica. Ciò non toglie che un numero sempre più consistente di americani, che scienziati non sono, crede fermamente nel creazionismo. 

Gli europei, notoriamente insensibili a come stanno le cose dall’altra parte dell’Atlantico, riducono a burla l’operato di Schlafly: “Non c’è mai fine al peggio – ha scritto Marina Palumbo sulla versione on line della Stampa – adesso in America è arrivata Conservapedia. Presenta sè stessa come l’encilopedia conservatrice su cui fare affidamento”. Viene da chiedersi quanto sia affidabile la Palumbo che in due righe è capace di accumulare un refuso e un accento superfluo.   

Tra i numi tutelari di Conservapedia c’è Andrew Sullivan, una delle voci più ascoltate del giornalismo americano senza prosciutto sugli occhi. Se è vero che molti autori dell’enciclopedia metterebbero volentieri la Bibbia al centro della loro attività di ricerca, ce ne sono altrettanti che guardano criticamente al conservatorismo americano. Sullivan ha messo in evidenza le contraddizioni del bushismo che ha fatto esplodere la spesa pubblica mentre predicava lo “small government”, che si è appellato alle libertà individuali, al ruolo della Legge, mentre condonava la tortura, che ha calpestato il Congresso sostituendo la religione alla politica. 

Insomma su Conservapedia c’è spazio per gli evangelici ma anche per quegli autori di destra che non hanno abdicato alla religiosità – gli scettici e i razionalisti che si appellano alla tradizione logico-pragmatica che da Burke porta a Reagan. Il Cristianesimo va difeso finché non diventa intollerante e la politica deve rispettare la religione ma anche tenere le giuste distanze. 

Quello che colpisce dell’enciclopedia di Schlafly è comunque l’attenzione rivolta alle fonti e al loro riscontro, lo stile conciso delle voci in archivio, l’idea di distinguere i fatti dai commenti e il desiderio di non mascherare le proprie idee. “Siamo di parte”, dicono i curatori prendendo in giro il mito dell’obiettività wikipediana. 

La guerriglia-web non è rimasta alla finestra. Conservapedia è diventata il bersaglio preferito degli hacker che colpiscono il portale con immagini pornografiche e commenti offensivi e satirici. Brian McDonald, un veterano di 56 anni della Marina, ogni giorno è impegnato a difendere l’home page dalle incursioni nemiche. Queste aggressioni hanno rinforzato i conservapediani nella loro convinzione che la sinistra vuole chiudergli il becco: “C’è gente che vorrebbe distruggerci”, ha detto una studentessa quindicenne del Jersey fedelissima di Schlafly. 

Conservapedia si regge su una manciata di principi basilari condivisi dalla base e dalle elites del movimento conservatore, che stanno sulle scatole a molti occidentali: la diffidenza verso lo Stato centrale, la lotta per la libertà, il patriottismo, la religione civile della Costituzione e la difesa dei valori tradizionali, ma anche la critica del progressismo (moderno) e del lassismo liberal (postmoderno). 

Riparte dal web la sfida della destra americana, in vista delle elezioni di novembre e prima che sia troppo tardi.