Ripensare la giustizia civile,  tregua per la penale

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Ripensare la giustizia civile, tregua per la penale

27 Maggio 2008

 

Più dialogo, meno polemiche. Più attenzione alla giustizia civile che sta determinando una vera e propria  distorsione del mercato del credito e meno ossessione per quella penale che non ha bisogno di continui ripensamenti.

Alla sua prima uscita in società, il ministro Guardasigilli Antonino Alfano spiazza tutto il Csm, togato e laico, con accenti pacati e idee chiare. E soprattutto smentisce e disarma chi già voleva partire prevenuto contro di lui, supposto latore di un assalto al cielo, anzi all’empireo, dei magistrati da parte del nuovo governo.

Nessun accenno alla separazione delle carriere dei giudici né alla temuta “pulizia etnica” delle toghe all’interno dei ministeri a cominciare da quello di via Arenula. Solo decisi richiami all’efficienza e alla responsabilità dei singoli con concetti tanto generici quanto condivisibili.

Il punto centrale della relazione di cinque cartelle letta dal ministro davanti al Csm è questo:

..questi anni hanno visto concentrarsi l’attenzione dell’opinione pubblica, delle forze politiche e delle istituzioni soprattutto sui problemi della giustizia penale, sottovalutando la gravità dello statodella giustizia civile.”

Ma, prosegue Alfano, “ …credibilità e competitività del Paese sono strettamente connesse al

funzionamento del servizio giustizia” e “i  costi economici connessi alla durata delle procedure

giurisdizionali sono infatti vari e rilevanti, diretti ed indiretti.”

“Rientrano tra i primi gli oneri diretti derivanti dai ricorsi individuali contro lo Stato italiano

avanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, per violazione dei termini di ragionevole durata del

processo – puntualizza il Guardasigilli – mentre al novero dei secondi appartengono gli effetti macro e micro economici imputabili alla durata dei processi.”

Poi l’accenno alle conseguenze finanziarie della paralisi della giurisdizione civile: “ A tal riguardo le analisi degli economisti dimostrano ampiamente la correlazione esistente tra la durata dei processi, il mercato del credito ed il mondo reale delle imprese, determinando distorsioni nel funzionamento dei mercati, sia a livello interno sia a livello internazionale.”

Come a dire che se in Italia per ottenere soddisfazione per un credito su un debitore insolvente, sia esso un marito che non paga gli alimenti o un fornitore che non paga la merce o un correntista che non onora un mutuo, occorrono decenni, questo prima o poi implicherà un vero e proprio rallentamento del mercato creditizio anche per tutti gli altri.

“Non a caso – spiega ancora Alfano nella propria relazione –  il programma del governo prevede un aumento delle risorse per la giustizia, con una diversa priorità nell’allocazione delle stesse: in definitiva più razionalità nelle spese, più investimenti nell’amministrazione della giustizia quotidiana, a partire dalla giustizia civile.”

Per ora Alfano non ha toccato tasti di possibile futuro contrasto con il Csm ma soprattutto con l’Anm: dalle scelte per gli incarichi direttivi alla valutazione psico attitudinale dei magistrati ai parametri di produttività e efficienza fino alle spine della giustizia politicizzata.

E per quel che riguarda l’ordinamento giudiziario la promessa fatta davanti al plenum di palazzo dei Marescialli non poteva essere più solenne:

“Per quanto riguarda l’ordinamento giudiziario nel suo insieme non è intenzione del Governo procedere ad un ennesimo stravolgimento degli assetti, ma è suo fermo desiderio quello di realizzare alcuni obiettivi qualificanti con la necessaria gradualità e con il proficuo confronto con la magistratura in tutte le sue espressioni.”

Quindi dialogo, dialogo e ancora dialogo. Almeno per ora. Senza spoil system visto che Alfano si è tenuta persino l’addetta stampa ereditata da Mastella, cioè la giornalista Marvin Ceccato dell’Agi.

Sul fronte delal giustizia penale le linee guida saranno infine due: più garanzie per l’imputato e più risarcimenti per la vittima del reato. Che in taluni casi avrà un ruolo attivo sul futuro processo di reinserimento nella società dell’autore del delitto. Che, in prospettiva, potrà essere ammesso ai benefici della Gozzini a patto che risarcisca colui al quale ha fatto del male.