Risanare, riformare, sviluppare: questi gli obiettivi per un Abruzzo nuovo
03 Febbraio 2011
di F. C.
Risanare, riformare, sviluppare. E’ questa la promessa e la sfida del presidente della Regione, Gianni Chiodi. L’Abruzzo era a un passo dal fallimento. Oggi, invece, valori e cifre certificate raccontano una netta inversione di tendenza.
Si è lavorato sotto l’urgenza del risanamento, in una lotta contro il tempo per riacquistare credibilità non solo al livello istituzionale, ma soprattutto agli occhi dei cittadini. Sul debito regionale e soprattutto su quello sanitario è stata condotta un’azione efficace e vincente, nonostante le grandi difficoltà, aggravate anche dalla crisi congiunturale.
Il primo obiettivo, dunque, è stato centrato. Il risanamento è avviato. Si volta pagina. Si passa oltre. Nel futuro ci sono le riforme e lo sviluppo. Perché dopo aver ricomposto un Abruzzo che in anni e anni di malgoverno si era spezzettato, ora bisogna dare un’anima alla nostra regione con idee e programmi, che dovrà costruire una regione nuova, moderna, competitiva. E soprattutto, a misura di cittadino.
Abbiamo ancora tre anni di governo per completare l’opera. Abbiamo fissato le fondamenta, abbiamo preparato una base solida, che però è rimasta nascosta nel terreno. E’ importante che ci sia, ma ora dobbiamo erigere una costruzione nuova. I mattoni sono tutti allineati, aspettano mani volenterose che li collochino al posto giusto.
Cominciamo con le riforme. Abbiamo sperimentato in questi anni che l’Abruzzo, per la sua particolare conformazione geografica, può privilegiare la dimensione provinciale come sede ideale di operatività decisionale. Chiediamoci dunque, se piuttosto che ostinarci a disegnare modelli amministrativi astratti, non sia il caso di iniziare da qui la nostra speciale riforma dell’Abruzzo. L’Umbria lo ha appena fatto, con la proposta di rendere sempre di più gli enti locali il motore della regione, con un occhio di riguardo al ruolo delle Province. Chiamate in causa proprio sui temi sui quali anche l’Abruzzo ha bisogno di riforme: il ciclo dei rifiuti e il ciclo idrico, con la riforma degli Ato; la riforma delle Ater, i Consorzi industriali.
Proviamo a cambiare prospettiva e a pensare, come indica il moderno concetto di sussidiarietà, che i luoghi in cui decidere per il futuro siano quelli più vicini ai territori e quindi a coloro che subiranno direttamente le conseguenze di tali scelte. Messo questo primo mattone, guardiamo oltre. Per ripartire abbiamo detto che c’è bisogno di idee. Ma le idee per essere tali, hanno bisogno di velocità, di semplicità. E in questo caso la parola d’ordine è: semplificazione, burocratica e amministrativa. Ce lo chiedono i cittadini, ce lo chiedono le imprese, ce lo chiedono i commercianti.
E arriviamo al terzo punto: lo sviluppo. Sembriamo finiti in un circolo perverso. Lo spauracchio del debito pubblico ci ha confinati in un immobilismo dal quale è giunto il momento di uscire. Risanare è stato necessario. Ma adesso è il momento di ripartire. E per crescere bisogna investire. Troppo semplice dire che la crescita è bloccata dalla mancanza di investimenti e che non si investe perché non ci sono soldi.
Non vogliamo certo replicare il passato, con gli investimenti a pioggia che hanno svuotato le borse senza produrre sviluppo. Chiediamo piuttosto interventi mirati, che ammodernino la rete infrastrutturale della nostra regione. Siamo in un pericoloso ritardo. Dobbiamo costruire rotaie moderne perché la locomotiva del futuro sta arrivando e rischiamo di trovarci impreparati al suo passaggio. Un’area portuale moderna, strade e ferrovie strategiche, di questo abbiamo bisogno.
In Abruzzo ci sono talenti e risorse che faticano a trovare spazio e condizioni. Purtroppo non riusciamo ancora ad essere appetibili per gli investitori stranieri. Però facciamo in modo di non perdere ciò che abbiamo. Per dare slancio al sistema industriale si è aperta la strada delle reti d’impresa e dei poli industriali. Sicuramente un balzo in avanti nel senso della modernità e della competitività. Ma siamo sicuri che tutto ciò sia sufficiente per far respirare a pieni polmoni il nostro tessuto industriale? O non vale la pena chiedersi se anche in questo comparto non sia arrivato il momento di andare ancora oltre? Lì fuori c’è un mondo globalizzato, che pretende servizi più efficaci, per non dire snelli. Questo significa governare con intelligenza e concretezza. Per disegnare un nuovo Abruzzo: moderno, competitivo, efficiente.