“RiseUp”, metti una sera a Napoli per risollevare l’Italia (e il Sud)
04 Luglio 2012
di RS
"RiseUp", questo il nome che Nicola Formichella ha voluto dare all’incontro pubblico che si terrà venerdì 6 luglio, alle 18.00, presso il Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova a Napoli. "Risollevarsi", dice l’onorevole del PdL, "per rispondere alle difficoltà di questi tempi, politiche, economiche, sociali, mettendo in campo una serie di progetti vincenti per il futuro". Non è un comizio. Non è un convegno politico. Non è una polverosa e noiosa tavola rotonda. Immaginatelo piuttosto come un luogo di libero scambio di idee, uno spazio di condivisione, per contribuire, tutti insieme, alla crescita della comunità.
Onorevole Formichella, perché l’Italia deve risollevarsi?
Per un motivo molto semplice: in giro si respira un certo pessimismo, un’aria negativa dettata dalla crisi economica e dalle incertezze del quadro politico. Per reagire a questo stato di cose dobbiamo avere entusiasmo, coraggio, determinazione. E’ opportuno confrontarsi con gli altri sulle idee vincenti.
Chi sono "gli altri"?
RiseUp non è un appuntamento politico, piuttosto guarda alla società civile, alle comunità, si rivolge ai professionisti, ai giovani imprenditori, al mondo della cultura e della comunicazione… Per rispondere all’antipolitica si deve recuperare una parola chiave della politica: coinvolgimento. Socrate diceva che per vincere occorre soprattutto convincere.
Perché Napoli, perché il Sud?
Io sono campano e sono convinto che il nostro Mezzogiorno, proprio per le difficoltà che si trova a dover superare, abbia più possibilità di crescita di quanto generalmente si pensi.
Si dice che i giovani che vogliono fare impresa nel Mezzogiorno vanno aiutati a provarci. Non mancano progetti e programmi che favoriscono il lancio di nuove idee di bussiness. Ma poi le tasse e la burocrazia strangolano le start-up sul nascere…
Tasse e burocrazia non riguardano solo il Sud, sono un problema del sistema-Paese. Ci sarebbe da fare un serio discorso sull’affiancamento delle start-up, ma il punto chiave, a mio parere, è l’accesso al credito. Oggi se un giovane imprenditore va da una banca ad essere finanziate sono le sue garanzie. Questa situazione deve essere capovolta: le banche dovrebbero finanziare le idee, le buone idee.
E i fondi comunitari? Nel Mezzogiorno spesso non riusciamo neanche a spenderli…
Nel prossimo decennio è possibile aumentare il PIL investendo le risorse già stanziate; ma anche in questo caso, purtroppo, molto spesso non si bada alle buone idee, alla loro effettiva produttività. Al contrario, si cerca di far corrispondere i progetti al modello burocratico imperante, e questa è una soluzione sbagliata.
Qual è quella giusta?
Una maggiore assunzione di responsabilità da parte di chi finanzia un progetto. Finanziamenti misti, pubblico-privato.
Cosa accadrà dopo il "RiseUp"?
Vogliamo dare continuità a questo evento, condividere e scambiare idee sul web, organizzare dei workshp tra le società di venture capital e i giovani che propongono idee in grado di far funzionare il Paese.
Lei ha appena lanciato un think-tank, "Italiani-inmente". I "serbatoi di pensiero" sono un luogo fondamentale di elaborazione politica negli Usa come in Europa. Ma guardando all’Italia, come crede possano riuscire questi organismi ad incidere davvero sull’agenda politica?
Ho in mente un nuovo modello di crescita per le aree meridionali, basato su cinque punti chiave: giovani, impresa, europa, start-up, innovazione tecnologica. In Italia siamo abituati a una cultura statalista che tende a intromettersi nella vita delle persone, generando un sistema pseudoclientelare che non porta da nessuna parte. I think-tank funzionano esattamente al contrario: bisogna partire dalle proposte per arrivare a risultati concreti.