Risposta a Pera su Tocqueville e i nostri tempi

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Risposta a Pera su Tocqueville e i nostri tempi

Risposta a Pera su Tocqueville e i nostri tempi

23 Febbraio 2008

Nella lectio (davvero) magistrale tenuta al Centro Pannunzio di Torino sul tema Alle origini del liberalismo. A proposito di Pannunzio e Tocqueville, Marcello Pera illustra con la chiarezza concettuale dello studioso di Karl Popper e dell’allievo di Francesco Barone  le tesi dell’autore della Democrazia in America in tema di rapporto tra democrazia (dei moderni) e religione. Prendendo le distanze da quei critici dell’opera tocquevilliana indifferenti a quel nesso, pur  cruciale per intenderne il significato storico e speculativo—e tra quei critici un posto di rilievo ricopre lo stesso Mario Pannunzio–, Pera ricorda giustamente come la religione, per l’aristocratico normanno, fosse una forma costitutiva dell’esperienza umana. Per Tocqueville, aveva sintetizzato efficacemente Giuseppe Bedeschi nel suo Tocqueville (Ed. Laterza 1996), . Pera concorda in toto e dopo aver citato una celebre affermazione tocquevilliana—“La libertà considera la religione come la salvaguardia dei costumi, e i costumi come la garanzia delle leggi e come il pegno della sua durata”—invita a riflettere in profondità sulla . Meglio non si poteva dire.

Forse, anche per mancanza di tempo, Pera non ritiene, tuttavia, di doversi soffermare sulla diversa caratterizzazione che Tocqueville fa delle due più importanti famiglie cristiane dell’Occidente e sul rapporto che istituisce tra cattolicesimo e democrazia, da un lato, e liberalismo e protestantesimo, dall’altro..  E’ un rilievo, questo,  tutt’altro che filologico, se si considera che Pera  alla stretta unione tra lega il fatto che .

 In realtà,neppure l’Europa protestante (ad eccezione della Germania, che è un caso sui generis) ha conosciuto regimi totalitari stricto sensu o regimi autoritari-polizieschi di tipo franchista mentre è innegabile che quelle esecrabili forme moderne di governo hanno allignato in paesi di antiche tradizioni cattoliche. Ciò non significa, ovviamente, che il cattolicesimo porti al fascismo o all’autoritarismo(avevano avuto una formazione cattolica Montesquieu e Tocqueville, Minghetti ed Einaudi, Manzoni e Lord Acton) ma che è il protestantesimo a  rappresentare un sicuro prerequisito culturale che rende difficile il successo dell’antidemocrazia.

 Non è questo, tuttavia,  l’aspetto più problematico della  lecture bensì il tipo di conseguenze che si ritiene discendano dalla tesi (tocquevilliana)per cui in democrazia la perdita della dimensione religiosa dell’esistenza prelude alla catastrofe.