Risposta di buonsenso agli urlatori della politica
29 Aprile 2016
Quali sono oggi i paradigmi della politica in Italia? Su quali temi e soprattutto con quali ipotesi risolutive la politica si propone agli italiani? L’impressione che si ha è quella di una ‘concretezza irreale’. Un ossimoro che però crediamo renda bene l’idea. In estrema sintesi potremmo dire di una politica che cerca, in tutte le sue declinazioni, di stare sullo stesso livello delle rivendicazioni, più o meno umorali ed emotive, che provengono dal basso, senza eccessivi filtri, senza valutare la loro contraddittorietà e la loro asistematicità.
I partiti, la politica divengono delle spugne che tutto assorbono e risputano nelle istituzioni, ma, ancora peggio, nei comportamenti, senza alcun ordine, rendendo tutto ancora più farraginoso, ingestibile, contraddittorio.
Non c’è più differenza tra dibattito nelle assemblee elettive, dove dovrebbe essere presente la coscienza e conoscenza dei problemi, e le discussioni da bar. Viviamo nell’epoca della semplificazione irresponsabile. E allora, si vuole il confort della vita moderna ma senza avere preoccupazioni legate alla produzione dell’energia, allo smaltimento dei rifiuti, alla produzione industriale. Pensiamo possibile vivere in un enorme Mulino Bianco dove tutto è dovuto. Crediamo che sicurezza, diritti, ordine siano cose anch’esse dovute e, soprattutto, che si possano salvaguardare con dibattiti e buone intenzioni o, al massimo, con urla e strepiti.
Accanto ad una vita quotidiana che ogni giorno di più ci dice e ci canta una realtà che comporterebbe azioni precise e consapevoli, continuiamo a raccontarci favole di altri tempi. In America Donald Trump sta dicendo a chiare lettere che gli Stati Uniti sono stanchi di pagare per la sicurezza dell’Europa e noi cosa rispondiamo? Amenità, slogan, frasi fatte infarcite di retorica, di buonismo idiota o di celodurismo chiacchierone e cialtrone. Quando il radicalismo islamico si sarà insediato per bene in tutto il Nord Africa e nei Balcani, manderemo la Boldrini a discettare di pace amore e tolleranza oppure Salvini a schierare le Camicie Verdi sulle frontiere chiuse del Piave.
Quando l’Italia sarà un sistema economico non più competitivo, manderemo Fassina, la Meloni ed i loro epigoni a produrre energia pedalando e a trasportare merci sui risciò in tratturi paesaggisticamente corretti. Quando avverrà tutto questo e l’Italia sarà, finalmente, un paese deindustrializzato, ecologicamente compatibile, agricolo ma senza troppa zootecnia perché troppo impattante per l’ambiente, turisticamente ed enogastronomicamente attrattivo ma non troppo visto che sul piano logistico e dei trasporti saremo una meta assai difficile da raggiungere ed attraversare, e con servizi da terzo mondo, allora sì che saremo veramente all’avanguardia e, soprattutto, liberi e indipendenti.
Forse a qualcuno questa descrizione potrà sembrare esageratamente pessimistica o provocatoria, ma non è lontana dal vero e bisogna aggiungere che per anni abbiamo vissuto in una specie di sogno. Ebbene, quel sogno oggi si sta trasformando in un incubo e il risveglio, se ci sarà un risveglio, potrebbe rivelarsi anche peggio del previsto. Insomma non si tratta di fare a gara tra chi è più gufo e gli ottimisti a oltranza, bensì di conservare un briciolo di realismo, di avere buonsenso, di andare oltre gli stereotipi e i falsi paradigmi, restituendo significato alla parola politica.