Ritornano le 10 domande: “Presidente Berlusconi lei frequenta stragisti?”

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Ritornano le 10 domande: “Presidente Berlusconi lei frequenta stragisti?”

Ritornano le 10 domande: “Presidente Berlusconi lei frequenta stragisti?”

01 Giugno 2010

Abbiamo avuto l’estate dello scontento pedofilo e ora ci addentriamo nella nuova estate dello scontento stragista. Questa volta però non c’è di mezzo Noemi e una fortunata cronista locale di Repubblica. Questa volta c’è il Procuratore Nazionale Antimafia, Aldo Grasso, l’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e l’ex leader del Pd, Walter Veltoni che in rapida sequenza spargono e avvalorano l’ipotesi che le stragi di Mafia del 92, contro Falcone e Borsellino e le bombe di Via dei Georgofili e del Velabro del’ 92, servissero a favorire l’avvento di “una nuova entità politica”.

La cosa non è mai detta apertamente, ma nel gioco delle domande allusive  dei giornalisti, delle risposte elusive dei tre protagonisti, delle citazioni incrociate e degli ingarbugliati riferimenti storici, lo scenario che si disvela è uno solo: dietro le macerie di Mani Pulite allignava una “nuova entità politica” in grado di manovrare al contempo spezzoni di servi segreti deviati e cosche mafiose per mettere in moto un golpe “conservatore” e consegnare il paese nelle mani di un “aggregato imprenditoriale e politico” facilmente individuabile nel partito azienda che in quella fase Silvio Berlusconi aveva già in animo di costruire. 

E’ quanto troviamo candidamente pubblicato su Repubblica, nell’intervista che Massimo Giannini ha fatto con Ciampi alla vigilia del suo libro autobiografico. Il giornalista mescola liberamente riflessioni sue e dell’intervistato e scrive: “Quell’entità, quell’aggregato, secondo questo scenario potrebbe essere Forza Italia. Nel momento in cui quel partito si prepara a nascere, e siamo nel ’94, Cosa Nostra interrompe la strategia stragista”. Ciampi svicola ma avvalora la tesi quando rilancia la palla a Grasso: “Non sta a me parlare di tutto questo. Parlano gli avvenimenti di quel periodo che sono quelli richiamati da Grasso. Il procuratore antimafia dice la verità e io condivido pienamente le sue parole”.

E cosa aveva detto Piero Grasso pochi giorni prima parlando nel 17mo anniversario di Via dei Georgofili? Ecco: “Con le stragi Cosa Nostra ha inteso agevolare l’avvento di nuove realtà politiche che potessero poi esaudire le sue richieste” E poi ancora: gli attentati erano “azioni criminose eclatanti che avrebbero dato la possibilità a una entità esterna di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l’intera situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli”.

Così arriva Veltroni che confonde e intorbida ancora di più le acque già mefitiche: “Faccio un ragionamento storico: questa entità che ha ordinato le stragi del ’92 e ’93 è la stessa che è sempre scesa in campo nelle fasi di transizione. É la stessa di piazza Fontana e di piazza della Loggia, dell’attentato alla Questura di Milano del finto anarchico Bertoli, del rapimento Moro? Se non è così, non si capisce quale potere abbia potuto mettere insieme in tutte queste storie di sangue cose in apparenza tanto distanti come l’estremismo di destra e le Br, i servizi segreti e la P2 e la banda della Magliana e forse anche pezzi di terrorismo di sinistra. Questo grumo di interessi che interviene ogni volta per orientare la storia con colpi di mano, con la violenza delle stragi, è intervenuto l’ultima volta nel ’92 e ’93, all’alba della seconda repubblica. Ora è di nuovo un momento difficile: una grave crisi finanziaria, l’esaurirsi di una fase politica, la difficoltà dei partiti e delle istituzioni”. Bene ecco il ragionamento storico di Veltroni: Br, Moro, Pd, banda della Magliana, Capaci, Piazza Fontana, Georgofili, piazza della Loggia e chissà che altro ancora, tutta colpa della stessa “nuova entità”.

Su una cosa Veltroni ha ragione, quando dice: “Il Paese non può assistere da spettatore indifferente a notizie sconvolgenti che in altre democrazie sarebbero priorità assolute”. In effetti il Paese non può: dovrebbe invece chiedere conto in modo perentorio a Grasso, Ciampi e Veltroni di smetterla di passarsi a vicenda la stessa palla, e invece spiegare se queste “notizie sconvolgenti” abbiano qualche riscontro, qualche prova, qualche sostegno fattuale. Poichè la matassa del sospetto e della dietrologia non può dipanarsi all’infinito, il Paese a cui fa appello Veltroni dovrebbe insorgere e chiedere che l’accusa di stragismo contro Berlusconi e il suo partito, contro l’attuale governo, prenda una qualche forma convincente o venga scontata come una intollerabile calunnia, questa sì in grado di destabilizzare il sistema democratico.

E più ancora del generico Paese chiamato in causa da Veltroni dovrebbero farlo Berlusconi e quanti hanno partecipato alla nascita di Forza Italia e in definitiva tutti quelli che oggi, anche nel Pdl, ne sono gli eredi e i principali esponenti. Il Paese può anche essere rassegnato e assuefatto al peggio, per colpa di una stampa sempre incline al complotto, votata all’odio verso Berlusconi al punto di vagheggiare per lui i crimini più orrendi, completamente disinteressata ai fatti e alle loro connessioni logiche a meno che non siano in un faldone giudiziario o emergano da un’intercettazione.  Quello che sorprende è che Berlusconi medesimo sembri rassegnato e assuefatto al peggio a cui inchiodano la sua immagine e quella del suo partito. A parte un comunicato di Gaetano Quagliariello e Fabrizio Cicchitto, poco altro è stato messo in moto per rispondere a questa nuova ventata di accuse.  

Paradossalmente le smentite più efficaci al teorema Grasso-Ciampi-Veltroni sono arrivate da esponenti dell’opposizione come Giovanni Pellegrino, Luciano Violante e persino Oscar Luigi Scalfaro.

Senza queste voci il campo sarebbe occupato interamente da Repubblica: sue le interviste ai 3 cavalieri dell’apocalisse, suoi i giornalisti che rimestano nel torbido (leggete le domande di Liana Milella a Grasso: “I mafiosi, lo dicono i pentiti (sic!) guardavano con attenzione alla nascita di Forza Italia. Con le stragi volevano agevolarla?” E ancora: “ E lei, al momento se la sente di escludere che Cosa Nostra già sapesse dell’intenzione di Berlusconi di fondarla?”)  , sua gran parte della responsabilità per un paese che è diventato assuefatto al peggior sospetto. Se continua così non ci resta che attendere un nuovo set di 10 domande a Berlusconi. La prima sarebbe: “Presidente lei frequentava stragisti?”