Riuscirà, D’Alema, a diventare il nuovo Ministro degli esteri europeo?
12 Novembre 2009
In base alla Convenzione di Lisbona, la prossima settimana i leader degli Stati europei assegneranno le cariche più alte dell’Unione Europea. A partire dal mese di dicembre, gli europei cominceranno ad abituarsi a sentire discorsi di un Presidente dell’Europa, mentre nel Medio Oriente e nel resto del mondo si verrà a conoscere un Ministro degli Esteri europeo, che sarà eletto per un periodo di cinque anni.
Il nuovo Ministro degli Esteri europeo sostituirà Javier Solana, responsabile della politica estera dell’UE, e raggiungerà, grazie al nuovo incarico, una posizione di particolare rispetto ed influenza. Nelle speculazioni sulla nomina si trovava in prima posizione, con un netto distacco sugli altri, il Ministro degli Esteri inglese, David Miliband (che ieri ha smentito le voci sulla sua candidatura alla poltrona Ue, ndr). Sorprendentemente, è spuntato il nome dell’ex Presidente del Consiglio ed ex Ministro degli Esteri italiano, Massimo D’Alema. A Gerusalemme si dice che entrambi i candidati, che provengono dalla sinistra europea, possono essere definiti "problematici" dal punto di vista di Israele. L’origine ebraica di Miliband, temono a Gerusalemme, potrebbe spingerlo verso posizioni molto dure e critiche, mentre il candidato italiano, distintamente pro-arabo, non ha mai tenuto nascoste le sue posizioni. Dal suo punto di vista non c’è alcuna differenza tra Israele e Hamas, e anche con Hezbollah bisogna imparare a convivere.
La candidatura di D’Alema si è resa possibile dopo che il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, ha deciso sorprendentemente di appoggiare la sua nomina, malgrado sia uno dei suoi più accaniti rivali. Persistono i dubbi sulla sincerità di Berlusconi nella sua disponibilità a sacrificare una posizione europea così importante, a spese di un eventuale rappresentante del suo partito. Tuttavia, il Don Giovanni italiano ha ribadito lunedì sera, in una cena ufficiale a Berlino, che spera che D’Alema venga eletto.
Se D’Alema verrà effettivamente eletto, Berlusconi potrà festeggiare doppiamente. In primo luogo, avrà spedito a Bruxelles un suo rivale, costringendo l’opposizione ad abbassare i toni delle critiche nei suoi confronti. In secondo luogo, il populismo di Berlusconi gli prescrive di apparire come un patriota.
La posizione di Berlusconi è stata uno dei due principali ostacoli che D’Alema ha dovuto affrontare nella corsa verso l’alta carica. Dal momento che è riuscito a conquistare lo stivale, non gli resta che conquistare il continente. Da politico navigato, capisce che il prossimo ostacolo si trova al numero 10 di Downing street a Londra. Se, contrariamente alle previsioni, Tony Blair dovesse tornare nella borsa dei nomi proposti per la carica di Presidente d’Europa e Gordon Brown dovesse impuntarsi nel volere Milliband alla guida della politica estera europea, caleranno le possibilità di D’Alema di essere eletto, poiché sarà eletto un singolo rappresentante della sinistra europea ad una delle due cariche.
Per il momento, D’Alema sta conducendo una campagna esemplare. Per suscitare interesse, ha costretto tutti i suoi naturali oppositori a fare dichiarazioni, e con ciò li ha di fatto neutralizzati. I polacchi, mediante il loro rappresentante a Bruxelles, non hanno nascosto la loro disapprovazione per il candidato ex-comunista. D’Alema ha chiesto di sapere qual è veramente la posizione del Ministero degli Esteri a Varsavia e ha ottenuto una smentita: "Questa non è la posizione ufficiale del Governo".
Da lì l’ex Ministro degli Esteri italiano si è rivolto ad Israele. "È lusinghiero essere interpellati in materia", ha detto l’Ambasciatore d’Israele in Italia, Gideon Meir, il quale ha avuto colloqui con D’Alema e con gli esponenti del suo partito che stanno conducendo la sua campagna, "ma noi non abbiamo alcun desiderio di intrometterci negli affari di altri Paesi". Meir ha spiegato che Gerusalemme non dimentica mai che qualsiasi campagna elettorale ha anche il suo giorno dopo. Anche dagli ebrei d’Italia, con i quali D’Alema ha rapporti particolarmente tesi, egli è riuscito a strappare una dichiarazione da cui non traspare che ci sia un fronte aperto contro di lui.
Qualora D’Alema venisse eletto alla carica, Israele potrebbe attendersi di dover affrontare iniziative europee, forse addirittura indipendenti, che non saranno di suo gradimento. Alla domanda se sia possibile che, nella sua nuova posizione, D’Alema cambi e cerchi di condurre una politica, sia pure apparentemente equilibrata, si potrebbe rispondere con la fiaba della formica e dello scorpione. "Perché mi hai punto proprio mentre mi portavi sull’altra sponda del fiume?", chiede la formica, e lo scorpione risponde, "Perché questo è il mio carattere".
Tratto da Yediot Aharonot