Riuscirà la Turchia a giocare un ruolo decisivo nel dopo-rivolte arabe?

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Riuscirà la Turchia a giocare un ruolo decisivo nel dopo-rivolte arabe?

14 Gennaio 2012

Come farà la Turchia a guadagnare maggiore potere politico-religioso in Medio Oriente?

È possibile stabilire un linkage tra le considerazioni ed analisi fatte per la primavera araba ed il ruolo della Turchia non solo in Nord Africa ma nell’intera area mediorientale; infatti il nuovo corso della politica estera turca impersonificato dall’azione diplomatica del ministro degli esteri Ahmet Davutoglu proietta la Turchia verso un nuovo protagonismo in aree che peraltro erano parte integrante dell’impero ottomano nel XIX° secolo.

L’approvazione il 17 dicembre 2010 di un “red book”sulla politica estera turca nei prossimi decenni conferma le aspirazioni della Turchia che intende imporsi non tanto con una politica di “hard power” con il ricorso allo strumento militare quanto facendo ricorso al soft power,divenendo in tal modo una fonte d’ispirazione per regimi politici che vogliono abbandonare regimi dittatoriali a favore della democrazia.

Ciò ci porta a fare alcune considerazioni sul modello politico turco cosi come si è sviluppato nel corso degli anni a partire da quando si pose fine al governo dei militari nel 1982 e si diede vita ad un esperimento politico laico,democratico ,dinamico sotto il profilo economico,indicatori recenti danno la Turchia con tassi di sviluppo del 11% e quindi tra le economie più dinamiche a livello mondiale.

Sulla base di ciò si innesta l’azione diplomatica del Davatoglu nei confronti dei paesi della primavera araba alla quale offre un modello politico con il quale uscire da decenni di dittature e repressioni ma anche a livello regionale all’insegna del motto “Zero problemi con i paesi confinanti” e “Pace in patria pace nel mondo”.

Soprattutto il “zero problemi con i paesi confinanti “è degno di attenzione perchè presuppone la volontà turca di eliminare i motivi di frizione con tutti gli stati confinanti;esempio di ciò il tentativo di porre fine alla pruridecennale controversia con l’Armenia per il genocidio del 1915 nel 2009 ,tentativo purtroppo fallito per la scarsa flessibilità delle reciproche posizioni.

La recente crisi diplomatica con Israele per la questione dell’assalto israeliano alla nave turca che forzava il blocco di Gaza per portare aiuti ai palestinesi costituisce un novus nella già ingarbugliata situazione mediorientale dove anche punti fermi come l’intesa Israele-Turchia degli anni scorsi che poi non era altro che un accordo militare che permetteva agli aerei israeliani di addestrarsi in territorio turco,va in crisi. E ancora possiamo accennare alla mediazione turca sul nucleare iraniano che pure ha provocato alcuni malumori in occidente arroccato su posizioni più intransingenti.

Non ultimo l’interesse mostrato dalla Turchia nei confronti della rivolta siriana contro il regime di Bashir Assad testimonia il nuovo protagonismo turco nell’area mediorientale-nord-africana ma va considerato anche in relazione agli equilibri politici internazionali ed al rapporto con l’occidente; non dimentichiamo che la Turchia è parte della Nato come baluardo estremo dell’alleanza per l’area medio oriente Asia Centrale in una regione strategica per le risorse petrolifere ed il passaggio degli oleodotti che portano il prezioso liquido in Europa.

Quindi la Turchia si sta riservando un ruolo da protagonista memore del suo passato ottomano; l’occidente, l’Europa, gli USA devono tener conto della nuova realtà e cercare di integrarla nel nuovo contesto geopolitico mondiale.

Molti osservatori ritengono che la recente svolta della politica estera turca sia conseguenza del rifiuto posto dall’unione europea alla richiesta turca di farne parte e lo stesso Obama aveva mostrato favore per l’entrata della Turchia nell’unione europea per poi fare marcia indietro dicendo che capiva le perplessità degli stati europei.La soluzione di tale dilemma è strategica sia per la Turchia che per l’Europa stessa.

Fine seconda risposta. Continua…