Riuscirà l’Italia a restare una potenza globale?
08 Maggio 2013
Qual è il ruolo internazionale dell’Italia oggi? E’ questo il tema che “Italia, potenza globale?” (AA. VV., Fuoco Edizioni, 2012) si propone di affrontare. Partendo da un assunto fondamentale: nonostante la retorica europeista e gli appelli per una politica estera comune e condivisa tra gli Stati dell’Unione, gli interessi dei singoli Paesi non sempre coincidono. Anzi.
I contrasti si manifestano, spesso, in modo molto palese: dalla politica monetaria a quella commerciale, dalla fiscalità alla concorrenza, sono molti gli ambiti in cui gli scostamenti appaiono più evidenti. La politica estera non fa eccezione: se la Francia guarda al Mediterraneo come al proprio cortile di casa e la Germania estende la propria influenza sino ai Balcani, sarà l’Italia a rimetterci, in termini tanto politici quanto economici.
Non si tratta di nutrire ed alimentare sentimenti antieuropeisti o pulsioni populiste, con la ricerca di quel “nemico esterno” che ha tolto tante castagne dal fuoco alla nostra classe dirigente di ieri e di oggi. Al contrario, un’analisi puntuale delle aree e dei settori in cui si assiste ad un contrasto tra interessi nazionali diversi è la strada migliore per cercare un compromesso all’insegna del più autentico europeismo. Quello, per intenderci, che guarda al bene comune dei popoli europei, senza lasciare che le posizioni di forza si trasformino in egemonia e che le istituzioni comuni divengano longa manus degli interessi di pochi.
Il punto non è, quindi, se sia opportuno o meno gettare le basi per una politica estera comune dell’Ue: la risposta è che, certo, in un mondo politicamente regionalizzato ed economicamente globalizzato la centralità passa per l’aggregazione. In questa prospettiva si ragionerà, domani. Ma oggi? Come può muoversi l’Italia sullo scenario internazionale? Occorre concentrarsi sull’idea di interesse nazionale, a lungo considerata troppo destrorsa per fungere da faro della nostra politica estera. Un interesse nazionale che, anche alla luce della crisi economica in corso, nasce dall’intreccio di considerazioni strategiche, politiche, economiche e sociali. La difesa dei confini e la promozione delle esportazioni, la diffusione della lingua italiana e la stabilità del nostro quadrante geografico si fondono in un solo concetto, quello di interesse nazionale, che le racchiude in sé.
Nel libro “Italia, potenza globale?”, gli autori hanno individuato alcune aree prioritarie per la politica estera nazionale, indagando il ruolo che Roma vi svolge e paragonandolo a quello dei suoi partner/competitori europei. Ne emerge un quadro a tratti sconfortante: dal ritardo nelle relazioni commerciali con le economie asiatiche emergenti al defenestramento de facto dalla Libia, nostra ex-quarta sponda, l’Italia deve dare impulso alla propria azione esterna, con uno sforzo da parte di tutti: la politica, le imprese, le organizzazioni non governative.
Lo spazio c’è: se il momento in cui l’Ue avrà una sua politica estera è ancora remoto, l’occasione è propizia per presentarsi all’appuntamento forti di salde relazioni politiche e commerciali e di una scala di priorità strategiche chiara e strutturata. L’Italia non potrebbe contribuire in modo migliore al rilancio del ruolo del Vecchio Continente in un mondo in costante transizione.