Rivolta a Gorino: Marx è morto, il re è nudo, e il “politically correct” fa solo danni

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Rivolta a Gorino: Marx è morto, il re è nudo, e il “politically correct” fa solo danni

26 Ottobre 2016

Marx è morto, il re è nudo, e il politically correct fa solo danni. Questo dovremmo dedurre guardando i fatti di oggi, è cioè: non è vero che la sinistra è accogliente verso i profughi e la destra tira su muri. E’ vero invece che se la gente, tutta la gente, percepisce che per la immigrazione non ci sono strategie, visioni, progetti, ma si naviga a vista, allora ha paura e di stranieri non vuol sentir parlare. E i muri si tirano su con quel che c’è, anche con le cassette delle vongole, come è successo  nel comune di Goro, nel ferrarese, dove – tanto per capire che aria tira politicamente parlando – alle elezioni europee del 2014 il Pd era il primo partito, al 35.8%, seguito dai grillini e Forza Italia, entrambi al 26.1%,  e la Lega quarta con solo il 6.9%. 

I dati includono anche Gorino (nella foto), la frazione di Goro dove si trova l’ostello che avrebbe dovuto accogliere le 11 donne – una incinta – e gli 8 bambini immigrati che, dopo essere sopravvissuti a chissà quale terribile viaggio della speranza, si sono trovati sbarrati la strada da barricate, alle soglie di un piccolo centro di una delle regioni più ricche d’Italia, che dai dati delle ultime elezioni non sembrano proprio una roccaforte della lega lepenista di Salvini, ma piuttosto seguono l’orientamento generale italiano.

Stringe il cuore all’idea di donne e bambini cacciati via da un paesino della provincia italiana, stessa regione  e poco più di due ore di macchina da Brescello, il paese di Don Camillo e Peppone, dove non si sarebbero mai minimamente sognati di fare una cosa del genere, cinquanta anni fa, pur essendo allora tanto più poveri di adesso. E diciamolo pure: che pericolo potevano essere una ventina fra donne e bambini?  Ci sono problemi per dare un letto e da mangiare a venti, fra donne e bambini, sul Delta del Po?

Il capo del Dipartimento dell’immigrazione del Ministero degli Interni, il prefetto Morcone, e il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani dicono di vergognarsi dell’accaduto, facendo cadere dall’alto il loro disprezzo istituzionale sugli abitanti di Gorino. Ma se il prefetto di Ferrara Michele Tortora rivela che molti alberghi si sono rifiutati di accogliere profughi perché non avrebbero avuto posto, e commenta amareggiato “Già, ci sono orde di turisti che si riversano a novembre in riviera”, il delegato dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) all’Immigrazione, nonché sindaco di Prato e Presidente Anci Toscana, ovviamente del PD, l’avvocato renziano Matteo Biffoni, dice qualcosa di diverso: “Basta mandare profughi negli alberghi… Non è ammissibile continuare a mandare profughi negli alberghi, dove rimangono senza controllo e creano disagio nella comunità”.

Quindi il problema c’è, e gli amministratori lo sanno. E lo dovrebbe sapere anche chi ci governa. E’ sciocco (e, da parte di figure istituzionali, molto scorretto) cadere nella facile tentazione di demonizzare la popolazione: non si possono nascondere il disagio e la paura della gente sotto il tappeto del politically correct. Almeno a quanto dicono le cronache stasera, la protesta è stata corale e condivisa, e non sono emerse spaccature all’interno della piccola comunità della provincia ferrarese.

La paura non nasce dall’arrivo di stranieri, in sé, ma dalla consapevolezza che l’Italia e l’Europa non sono in grado di far fronte all’evento che sta segnando il XXI secolo e che deciderà le sorti dell’occidente: un’ondata inarrestabile di migranti, non solo profughi di guerra, ma anche e soprattutto fuggiaschi da paesi dove i combattimenti non sono fra eserciti ma contro fame, povertà e soprattutto – sarà pure ora di dirlo – contro tanta classe politica africana corrotta, violenta, tribale e inadeguata a guidare alcunchè. Eritrea, ma anche Sudan, fantasmi di stati come la Somalia, e molti altri del continente nero, distrutti da una classe politica che noi volutamente ignoriamo, alla quale non vogliamo chiedere conto delle loro enormi, gravissime responsabilità, ubriachi come siamo di un terzomondismo vecchio, stantìo e colpevolizzante, che ancora ci descrive come l’occidente colonialista e rapace, causa di tutti i mali africani.

Purtroppo finora anziché aiutarci gli Usa hanno aggravato la situazione: la presidenza Obama sarà ricordata fra le peggiori della storia – solo Hillary Clinton, Dio non voglia, se vincesse saprebbe battere il suo tragico primato – per aver causato la destabilizzazione e le stragi infinite di Nord Africa e Siria.  Ma le sorti americane sono legate alle nostre, e le nostre alle loro: dell’Europa post-cristiana rischieremo di ricordare l’implosione, che trascinerà con sé l’occidente americano, se non riusciremo a mettere al primo posto dell’agenda politica la questione Africana