Rivolte arabe e Iran, i parlamentari europei ne discutono a Roma
15 Maggio 2012
Il Medio Oriente sta cambiando e l’approccio dell’Europa sulla regione deve cambiare con esso. E’ questo il messaggio che arriva della conferenza stampa tenuta ieri dalla delegazione dell’International Council of Jewish Parliamentarians (ICJP) e da alcuni membri del World Jewish Congress (WJC), qui a Roma per prendere parte all’evento organizzato dal think tank Summit, “Le rivoluzioni mediorientali. La questione iraniana, il mondo arabo e l’Occidente” che avrà luogo durante tutta la mattina di oggi all’Auditorium dell’Ara Pacis di Roma.
Un incontro che, nelle intenzioni degli organizzatori, servirà a riportare l’attenzione dell’Italia sulle tematiche mediorientali da troppo tempo neglette dalla politica italiana, da mesi tutta concentrata sullo stato dell’economia e le problematiche di finanza pubblica. Una negligenza questa che rischia di avere conseguenze di lungo termine molto gravi se la tendenza non dovesse essere in fretta invertita.
Alla conferenza di Summit si discuterà di rivolte arabe e delle conseguenze che questi movimenti di popolo hanno avuto su molte nazioni nord africane e mediorientali – si pensi solo al crollo dei regimi tirannici del Maghreb africano come la Tunisia, l’Egitto, la Libia, passando per le sfide post-rivolte dell’attuale Medio Oriente tutto, con l’Iran che diventa sempre più una minaccia per Israele, ma anche Turchia e la guerra civile in Siria. Domande fondamentali, che devono ritrovare il loro giusto posto nel nostro dibattito pubblico e che rimandano a un domanda ancora più importante: che cosa può e cosa deve fare l’Europa di fronte al profondo cambio di governance in corso?
La conferenza sarà aperta dalla parlamentare del Pdl, Fiamma Nirenstein, vice-presidente della Commissione Esteri della Camera. Nell’incontro con i giornalisti di ieri la parlamentare del Pdl ha ringraziato il Governo italiano per l’interesse e la sensibilità dimostrata di fronte ai temi proposti (ieri in mattinata il presidente Monti ha ricevuto una delegazione dell’ICJP e del WJC).
Uno degli ospiti della conferenza sarà Dan Diker, direttore del WJC, il quale ha sottolineare l’importanza del ciclo d’incontri di oggi, soprattutto nella lotta all’antisemitismo in Europa (si pensi ai fatti di Tolosa).
Un’opinione questa condivisa anche dalla parlamentare belga, Vivienne Teitelbaum, la quale ha affermato di fronte ai giornalisti che l’antisemitismo è “il barometro della democrazia: quando è in ascesa, la democrazia diminuisce”. La Teitelbaum ha auspicato un maggiore interesse del mondo politico europeo contro ogni focolaio potenziale di razzismo, discriminazione, omofobia o antisemitismo. Fenomeni che, seppur in minima parte, sono presenti anche nell’avanzatissima Svezia, come racconta anche la parlamentare svedere, Caroline Szyber.
Dall’incontro avuto ieri in mattinata tra i parlamentari dell’ICJP e il premier Mario Monti, è emerso che le sanzioni imposte al regime di Teheran sono prese molto seriamente dall’Italia, che si propone anche di adottare una linea di non-tolleranza su episodi di antisemitismo. Una presa di posizione importante, in un momento in cui “l’Iran cerca di trovare alleati per le sue strategie politiche anche in Europa”, stando all’opinione di Tibor Szany, parlamentare socialista ungherese.
Il parlamentare israeliano Shai Hermesh ha introdotto il tema delle rivolte arabe: “Ci aspettavamo un cambiamento in meglio, ma il risultato è stato l’esatto opposto". Una posizione condivisa anche dal parlamentare ungherese Szany, il quale ha dichiarato: “Le rivolte arabe sono state una speranza di democrazia”, senza il seguito che ci si poteva augurare. Interrogati sul ruolo (o non-ruolo) dell’Europa nella gestione delle rivolte, i parlamentari dell’ICJP hanno condiviso l’atteggiamento prudente manifestato dalle nazioni del Vecchio Continente.
“Possiamo sperare ma non imporci: non possiamo intervenire in ogni conflitto”, è quanto sostiene la parlamentare Teitelbaum. Secondo l’eletta belga, il pericolo è “di imporre il nostro punto di vista partendo da ciò che vorremmo fosse la realtà, non da ciò che effettivamente è”. Votato al pragmatismo infine il commento Zarko Korac, appena rieletto nel Parlamento serbo, che vede ancora lontana la vera conclusione delle rivolte arabe: “Ma ora, la vera emergenza è la Siria”.
Secondo la deputata Fiamma Nirenstein sarà nel campo delle relazioni politiche che l’Europa si giocherà il tutto e per tutto di fronte ai cambiamenti epocali portati dalle rivoluzioni arabe. Una conferenza quella di Summit-ICJP-WJC che cercherà di portare a politiche condivise attorno a temi che devono interessare l’Europa hic et nunc, qui e ora. Questo perché dall’andamento degli eventi in corso nella regione del Nord Africa e Mediorientale dipenderà anche il futuro dell’Europa.