Roma “chiusa” per follia: spranghe, scontri e fiamme
14 Dicembre 2010
Decine i feriti. Un corteo di violenza e disordine, che ha causato 41 arresti e 57 feriti tra gli agenti, si è spostato per il centro del capitale senza fermarsi di fronte a nulla. Secchioni rovesciati, aiuole distrutte, vetrine prese a sassate, macchine incendiate e "sanpietrini" usati come armi contundenti. Per le strade di Roma oggi si è respirata aria di anni ’70, come ha stigmatizzato il Sindaco Gianni Alemanno. La giornata era comunque iniziata in maniera tranquilla con un corteo pacifico, con i cosiddetti "Book block" in prima fila. Verso mezzogiorno il corteo degli universitari si è unito con quello della Fiom e dei movimenti sociali. Da qui in poi è stata un’altra storia, soprattutto dopo che il governo si è guadagnato la fiducia alla Camera, scatenando la violenza.
Per chi come noi è stato in quelle strade e ha respirato l’aria aspra dei fumogeni, del fumo dei roghi e la concitazione delle forze dell’ordine – che hanno svolto un lavoro encomiabile, costringendo i facinorosi ad allontanarsi gradualmente del centro storico senza esagerare in reazioni dettate dalla concitazione del momento – è impossibile non pensare ad un’azione premeditata ma assolutamente minoritaria. Tra le migliaia di persone scese in piazza per protestare civilmente erano infatti poche a portare avanti questa forma di guerriglia urbana insensata e priva di scopo.
Da tutto il mondo politico si è levata unanime la condanna ai gravissimi gesti. "Siamo in presenza di una violenza vergognosa che non ha la minima dignità politica, è una violenza comune che merita solo una parola: repressione" ha detto il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Per il sindaco Gianni Alemanno invece "serve un atto di orgoglio da parte delle istituzioni affinchè cose così non accadano più. Oggi si è trattato di gruppi organizzati che hanno strumentalizzato la protesta degli studenti". Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti: "Le scene di violenza a cui stiamo assistendo oggi a Roma sono inaccettabili e rovinano alla radice anche quel diritto di manifestare per il quale decine di migliaia di persone hanno sentito il dovere questa mattina di scendere in piazza per far conoscere, con passione e voglia di cambiamento, le ragioni del proprio dissenso".
Passata la paura, tra i negozianti si inizia a pensare alla conta dei danni. Chi ci ha rimesso una vetrina, chi una saracinesca. I più sfortunati entrambi. Ma non è questo l’oltraggio peggiore. Negli occhi dei romani c’era un senso di violazione visto raramente negli ultimi anni, un attacco frontale così forte al cuore della città non verrà dimenticato velocemente. Come già è successo nel 2001 per Genova.
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