Roma invasa dai nazisti! Don’t worry, è il solito Owen
30 Maggio 2008
di Daniela Coli
Non è necessario essere volpi per capire che nella valutazione delle notizie estere da pubblicare un grande quotidiano come il Times tiene conto dei problemi di politica interna ed internazionale. In questi giorni si dà grande rilievo all’Italia di Berlusconi e alla Roma di Alemanno, dove – informa il solito Owen – bande di giovani nazisti si scatenano contro negozi di immigrati. Il titolo fa il suo effettaccio (Mob of Nazi youth goes on immigrant rampage in ‘tolerant’ Rome), ma i commenti dei lettori inglesi non sono indignati, anzi sono inquietanti per la simpatia per la Kristallnacht romana inventata da Owen.
Il multiculturalismo è in crisi in Inghilterra, il Times pubblica di frequente articoli angosciati sull’identità british e commenti pieni di mugugni razzisti. Nei commenti, pubblicati dopo attenta selezione, quasi un flirt con i giovani “nazi” romani usciti dalla fantasia di Owen. Il 25 maggio, il giorno prima, il Times ha pubblicato un articolo di Mattew Campbell da Parigi su quanto era dolce l’occupazione nazista della Francia e quanto incoraggiò la liberazione sessuale francese. “E’ un tabù, nessuno vuole parlarne – afferma intervistato Patrick Buisson, autore di 1940-1945. Les Annèes Erotiques – ma mentre deportavano gli ebrei, i francesi facevano l’amore”. Insomma, sotto i nazisti i francesi erano ben vestiti e sorridenti nei boulevard, tanto sesso, night club affollati. Il messaggio è ambiguo: nazi diventa sinonimo di sprangate, di ebrei deportati, di sesso, alcol e dolce vita, come in un film di Quentin Tarantino.
L’ambiguità con cui si monitora l’Italia è confermata dall’articolo di Owen del 29 maggio dove si parla di rigurgiti fascisti e razzisti della Roma di Alemanno. Owen segnala la preoccupazione del rabbino Di Segni, intervistato alla Magliana, dove ha portato la solidarietà degli ebrei romani. Di Segni parla anche degli zingari di Ponticelli e di “alarming signs of racism in Italy today”. Owen ricorda al lettore inglese che ebrei e zingari finirono nei campi di concentramento di Hitler. “Dobbiamo vigilare – dice De Segni – non solo per quanto sta accadendo, ma per quello che potrebbe accadere. Si comincia a isolare un gruppo, poi tocca all’altro. Tutto questo deve finire”. In genere il Times si segnala per gli attacchi a Israele, definito spesso uno stato fascista, corrotto, pericoloso.
In una sola giornata si possono leggere paginate su Olmert che intascava bustarelle, la rivelazione di Jimmy Carter su Israele con 150 atomiche pronte e, ciliegina sulla torta, il tentativo di piloti israeliani di fare esplodere in volo il jet di Tony Blair in viaggio per una conferenza sulla Palestina a Betlemme. Anche in questo caso il messaggio è ambiguo e intimidatorio per gli ebrei di tutto il mondo. Si usano le dichiarazioni del rabbino Di Segni, sotto l’emozione del dramma del passato, per fare paura agli ebrei e farli sentire isolati. Se perfino nell’Italia di Berlusconi, il più grande amico di Israele in Europa, si fanno pogrom contro gli zingari e il rabbino ha paura, Israele, mai del tutto accettato in Gran Bretagna, deve cedere ai diktat di chi lo vuole distrutto. Insomma, il solito poker inglese.