Roma, Muraro sotto inchiesta. Di Maio sapeva, Grillo forse incontrerà la Raggi
07 Settembre 2016
Beppe Grillo ci ripensa e alla fine verrà a Roma per incontrare il sindaco Virginia Raggi. I cambi di programma sono solo un modo come un altro per depistare i cronisti. Così, dopo un ennesimo dietrofront, il leader del Movimento ha deciso di sedersi attorno a un tavolo con la prima cittadina per dettarle le sue condizioni: dimissioni dell’assessore all’Ambiente, Paola Muraro, e un passo indietro dei tre esponenti sotto accusa (Salvatore Romeo, Raffaele Marra e il neo assessore Raffaele De Dominicis). Almeno è quanto emerge dalle indiscrezioni.
La situazione nel movimento è tesissima. E nelle ultime ore è emerso persino che Luigi Di Maio era stato informato dei fatti da Paola Taverna, in una mail, lo scorso 5 agosto. Il documento pare chiarissimo: l’esponente del direttorio romano avvisò il vicepresidente della Camera sull’indagine in corso nei confronti di Paola Muraro. E nell’avvisare Di Maio dell’indagine in corso sulla Muraro gli chiese anche di condividere questa informazione con il resto dei componenti del direttorio nazionale.
E ora, così, tra i più forti accusatori del vicepresidente della Camera sembra ci siano proprio la senatrice Paola Taverna e la deputata Carla Ruocco. Soprattutto la prima, tirata in ballo dalla sindaca Raggi durante l’audizione fiume in commissione Ecomafie: “Io ti avevo avvertito”, dice Taverna a Di Maio riferendosi alla mail orami famosa.
Di Maio, dal canto suo, ha ammesso di aver ricevuto quella comunicazione, ma di aver sottovaluto la questione, e di essersi “confuso”. Ci sarebbero, inoltre, anche altri messaggi (riportati da Repubblica) con Taverna e con l’eurodeputato M5S Fabio Massimo Castaldo, che renderebbero ancor più esplicita la posizione di Di Maio: “Muraro è iscritta nel registro degli indagati? Il 335 è pulito?”, domanda il vicepresidente della Camera. “No, non è pulito”, risponde Taverna.
Intanto Pizzarotti si leva può levarsi qualche sassolino dalla scarpa: “Incapacità. E inesperienza” qualificano Luigi di Maio, che “non può essere premier” mentre “non è credibile” che i vertici del M5s fossero “ignari di tutto” e il direttorio deve lasciare perché la sua gestione si è dimostrata “fallimentare”, evidenziando la necessità di “regole chiare”.
Non ci resta che vedere come evolverà la faccenda.