
Roma non fa’ la stupida stasera

29 Maggio 2011
19 maggio. Magnifica serata. In senso meteorologico, perché è una delle prime sere tiepide di primavera. In senso artistico-topografico, perché stiamo seduti sotto le volte della splendida basilica di Massenzio, resto monumentale di una delle più maestose realizzazioni di Roma antica. Come aspettativa, perché è l’inaugurazione della rassegna “Storia/Storie”, Festival delle letterature, un appuntamento romano che compie dieci anni. Gli scrittori ospiti: Don De Lillo e Sandro Veronesi. Con queste premesse c’era da andare sul sicuro. Eppure, se non ci fosse stata Asia Argento, saremmo tornati a casa completamente delusi. Invece lo siamo solo in parte.
Intanto il solito ritardo. Appuntamento alle 20,30; inizio effettivo ore 21,15. Chissà perché il tradizionale disinteresse di Roma per la puntualità (che a nostro parere, dopo un certo numero di minuti diventa maleducazione e basta) quando si lavora all’aperto subisce un’impennata. Poi, la pochezza di quello che scorre sul maxischermo dietro il palcoscenico durante la lunga gestazione della serata. Tre quarti d’ora delle stesse foto di scrittori, di titoli e slogan della manifestazione ripetuti all’infinito con una grafica scamuffa, senza un occhio all’estetica. Eppure, adesso che perfino Facebook regala ogni tanto qualcosa di speciale, riuscire a non far vedere neanche un’inquadratura interessante è davvero un risultato al di sopra di qualunque aspettativa.
Finalmente salgono sul palco Sandro Veronesi e l’attore Andrea Bosca che si mettono a duettare leggendo un testo dello stesso Veronesi, che definire coglione (il testo, non Veronesi, che ha fatto di meglio in passato) sarebbe un complimento. L’argomento dello sketch è il tentativo di vendere un appartamento di Fukushima (sito dell’incidente nucleare in Giappone) a un anziano babbeo italiano. L’attore, un d’Artagnan de noantri con baffetti, fa smorfie, boccucce ed esitazioni da servetta di Goldoni, e Veronesi, purtroppo con solo un po’ di moderazione in più, lo asseconda. Imbarazzante.
Poi, il miracolo. Entra Asia Argento con un vestitino bianco da bambinaccia, gambette a stecco, incedere esitante. Però quando si mette a leggere il testo di De Lillo, viene fuori una fascinazione da grandissima attrice con pochi piccoli gesti, pochissimi cambiamenti di tono, gli occhi bassi sul leggio, ma un dominio assoluto e una personalità per noi del tutto inaspettata. Diventa molto bella. Padrona magnetica del pubblico, che la premia con un applauso che Veronesi neanche se lo sogna.
Alla fine ecco De Lillo. Gran classe old american, ma voce monotona con la quale legge per almeno venti interminabili minuti, in inglese, un suo testo. Ok, ma l’intera faccenda vira sul soporifero. Peccato perché un grande della letteratura americana come lui avrebbe potuto essere presentato in modo da attivare l’attenzione. Un’intervista, una chiacchiera, insomma, visto che l’atmosfera voleva essere quella di un salotto intellettuale; serviva un, o una padrona di casa all’altezza degli ospiti, magari bilingue, non per fare loro concorrenza come spesso accade con intervistatori che vogliono sembrare più bravi e spiritosi degli intervistati, ma per mettere tutti, loro e noi a proprio agio.
Bravi, anche se brevi, Daniel Palmizio e Rossano Baldini, piano e violino, e poi tutti a casa.
Non vogliamo lasciare senza menzione la regia assolutamente parrocchiale delle riprese dal vivo. I leggenti proiettati sul maxischermo di fondo con due opzioni: primo piano di faccia, profilo destro. Qualche pennellata sulle prime file, quelle dei Vip, con parecchie sedie vuote. Stop.
Francamente pensiamo che il pubblico meriti di più. Insomma, non basta collocare lo spettacolo in un suggestivo rudere romano. Bisogna anche costruirlo, lo spettacolo.
Questo è il problema di Roma d’estate. Talmente grande è la disponibilità di rovine, piazze, scorci, palazzi, colonne, tutti così belli, magici, evocativi, in cui ambientare recite, balletti, concerti, letture, che a un certo punto la qualità degli eventi diventa un optional, e la tentazione di infischiarsene si fa irresistibile.
C’è il ponentino, l’atmosfera, i grilli; non serve altro. Roma, non fa’ la stupida stasera. E invece anche stasera, purtroppo è successo: Roma ha fatto la stupida.
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