Roma, ricoperta di debiti pregressi. Salgono a quota 12 miliardi
06 Aprile 2016
Il debito pregresso del Comune di Roma, che dal 2008 è sotto il controllo della Gestione commissariale, ha raggiunto quota 12 miliardi: 3,2 di natura non finanziaria (ovvero debiti commerciali per ritardati pagamenti) e 8,8 di natura finanziaria (mutui). Silvia Scozzese, che da settembre 2015 è il commissario straordinario del Governo per la gestione del piano di rientro del debito pregresso del Campidoglio, ieri ha fatto un po’ il punto della situazione. Scozzese ha spiegato, ad esempio, che di ben duemila pratiche di espropri, avvenuti tra il 1960 e il 1990, si è ritrovata memoria solo nel 2010.
Tuttavia, non tutte è chiarissimo. Scozzese, ha infatti puntualizzato: «Né i piani di rientro del debito di Roma Capitale finora redatti, né il documento di accertamento definitivo del debito sembrano contenere una ricognizione analitica e una rappresentazione esaustiva della situazione finanziaria da risanare antecedente al 2008. Attualmente per il 43% delle posizioni presenti nel sistema informatico del Comune non è stato individuato direttamente il soggetto creditore». Mettendo in risalto anche una possibile crisi di liquidità per gli anni 2020-2035.
Il debito pregresso, in capo al Campidoglio, secondo l’ultimo bilancio approvato dal commissario straordinario Francesco Paolo Tronca è pari a 1,2 miliardi, e per smaltirlo ogni anno viene versato un contributo statale di 300 milioni, più 200 milioni ricavati da una addizionale sui diritti di imbarco sugli aeromobili in partenza dagli aeroporti di Roma e da un incremento dell’addizionale comunale Irpef dello 0,4 per cento.
Sempre Scozzese ha sottolineato infine: «Se si esclude dal computo del debito finanziario della Gestione Commissariale il contributo atteso dal ministero dell’Economia di 880 milioni di euro il saldo tra entrate e uscite si prospetta negativo fino al 2039. Chiaramente nei primi anni questo scenario di crisi verrebbe attutito dal versamento degli 880 milioni di euro, spostando le difficoltà di liquidità al 2020 e fino al 2035».