Roma, Salvini: “Partita tra Meloni, Giachetti e Raggi”
17 Marzo 2016
A Roma il centrodestra appare sempre più diviso dopo la scelta di Giorgia Meloni di candidarsi a sindaco. Guido Bertolaso ha risposto così ai giornalisti che gli chiedevano se si sentiva tradito dalla Meloni? "A me non cambia niente, anzi, sono più contento, almeno mi sono liberato di alcuni compagni di viaggio francamente imbarazzanti". "I romani – aggiunge l’ex capo della Protezione civile – hanno capito che sulla pelle di Roma si sta giocando una squallida partita nazionale". E alla domanda se Bertolaso dovesse fare un ‘passo di lato’ se lo chiedesse Berlusconi, Bertolaso risponde: "Più facile che cambi idea io che Silvio, ma non lo farò".
"La partita a Roma è una partita a tre tra Meloni, Giachetti e Raggi", dice in radio Matteo Salvini, leader della Lega Nord, "Daje Giò, annamo a vince", aggiunge in dialetto romanesco, anche se ieri è arrivata la notizia che un altro ex leghista, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, ha annunciato di voler valutare una sua candidatura al Campidoglio. "Sto seriamente pensando a candidarmi a sindaco di Roma, me lo hanno chiesto e ci sto pensando", ha detto Tosi a Un giorno da pecora. "Lo farei per cercare di dare chiarezza," ha detto Tosi, "rispetto ad una serie di candidature che non si capisce vogliano amministrare Roma o baruffare con Berlusconi. Invece a Roma c’è bisogno di qualcuno che sappia fare il sindaco, e’ c’e’ qualcuno che ritiene che io lo sappia fare".
L’altro candidato per il Campidoglio, Alfio Marchini, invece continua con determinazione a seguire la strada di una campagna elettorale che andando oltre le polemiche degli schieramenti guardi ai concreti problemi della capitale. La Lista Marchini continua a presentare il suo programma nei quartieri di Roma, con l’obiettivo di dare avvio ad un percorso partecipato con i cittadini. Marchini si prepara infatti alla raccolta di firme sul disegno di legge presentato al Senato per aumentare i poteri del sindaco in materia di lotta al degrado e sicurezza.
Insomma, i candidati sono tutti in campo e a pieno regime dopo la rottura tra Forza Italia e Lega, ma da Roma a Torino ognuno va avanti per la sua strada e ci si chiede quanto le alleanze locali siano destinate a incidere sul futuro nazionale del centrodestra. "Ho parlato ieri con Berlusconi, ma non mi ha detto niente di che. Gli ho solo comunicato la mia scelta" di candidarmi," ha raccontanto Meloni "gli ho spiegato le mie ragioni e gli ho detto che del tema della leadership del centrodestra non me ne frega nulla. Lui non ha detto né sì né no, ha solo detto ‘vediamo, c’è ancora tempo’". "Nonostante gli insulti che volano in questi giorni, spero ancora si possa ricucire". "Spero che Bertolaso rimanga al mio fianco".
Ma la risposta del capogruppo alla Camera Brunetta non si è fatta attendere: "Siamo disponibili al secondo turno a ricevere il sostegno della Meloni per Bertolaso sindaco così usiamo il primo turno delle comunali come una sorta di primarie per poi vincere insieme al secondo turno". Da qualsiasi lato la si guardi, bisogna dire che il caso Roma per l’Italia è comunque un laboratorio di un fenomeno che riguarda tutte le coalizioni, di destra e sinistra, si pensi a Napoli, al Pd e a Bassolino. Che succederà in futuro? I partiti e le coalizioni che conoscevano rischiano davvero di spaccarsi?