Roma, vince Marino ma attento a non fare la fine di Bersani

Ignazio Marino. Ha vinto al primo turno con il suo faccione bonario e l’esperienza che gli viene dal mondo sanitario e dalla sua professione di chirurgo. Non è di Roma, non frequenta i salotti della sinistra capitolina ma è riuscito a imporsi lo stesso con tredici punti di distacco sul sindaco Alemanno. Vince metre l’apparato del Pd si sfalda, vince senza il Pd come la Serracchiani in Friuli, vince perché democrats romani delusi e scontenti alla fine si turano il naso e votano, disciplina di partito anche quando la tentazione è occupyPd. Confermando se mai ce ne fosse bisogno quanto sono importanti gli apparati di partito sul territorio nelle grandi città. Contiene l’onda grillina, apre a De Vito, non risparmia una battuta amichevole a Marchini. Il sindaco Alemanno però ha deciso di giocarsela fino in fondo e sfida Marino a non sedersi sugli allori, a non "addormentarsi" e a continuare per un’altra manciata di giorni la sfida elettorale. Ha vinto per tutti i motivi che abbiamo elencato ma se si dovesse dare un suggerimento al sindaco in pectore sarebbe quello di accettare la sfida di Alemanno. Ricorderà Marino com’è finita alle elezioni politiche. La macchina Pd che doveva smacchiare il giuaguaro. I sondaggi che gonfiavano le vele, le magnifiche sorti e progressive del governo di cambiamento. I Bersani e i Vendola già pronti a salire al Governo. Sappiamo com’è finita e nessuno se lo aspettava che finisse così. Ora tutti dicono che tredici punti sono tanti da recuperare, per Alemanno. Ma questa sinistra che ha imparato a perdere anche quando sembrava vincere qualche incertezza la regala sempre. E se davvero Marino vuole ottenere un risultato se la giochi fino in fondo anche lui, che è meglio.