Romano (CSM): “Un piano straordinario per smaltire l’arretrato della giustizia civile”

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Romano (CSM): “Un piano straordinario per smaltire l’arretrato della giustizia civile”

15 Aprile 2013

"Mi sembra che il Gruppo di lavoro abbia indicato, nella materia che ho esaminato più da vicino (l’amministrazione della giustizia, ndr), misure in gran parte condivisibili", lo dice il Professore Bartolomeo Romano, ordinario di Diritto Penale e componente del Consiglio Superiore della Magistratura, in un commento apparso sul sito di Fondazione Magna Carta.

"Se almeno una parte di esse abbandonasse la sfera dei desiderata e trovasse effettiva attuazione, lo stato della nostra Amministrazione della Giustizia, e quindi del nostro Paese, sarebbe significativamente migliore di quanto lo sia oggi".

Romano sottolinea che pur avendo poco tempo a disposizione e affrontando tra le altre cose una materia incandescente come la riforma della giustizia, il risultato ottenuto dal gruppo di lavoro "mi sembra meritorio: quello, cioè, di cercare ciò che unisce, piuttosto che ciò che divide. E come è noto, è più semplice distruggere che costruire". 

In particolare la sua approvazione, "da penalista", va alla volontà manifestata dai saggi di "definire e disciplinare meglio la fase delle indagini preliminari, con attenzione ai tempi successivi alla conclusione delle indagini, e l’indicazione delle intercettazioni come strumento che va adoperato cum grano salis e con rispetto della riservatezza di tutte le persone coinvolte", definendo l’ampio ricorso che si fa in Italia della custodia cautelare e delle misure restrittive della liberà personale prima del giudizio in processo "il vero scandalo del nostro Paese".

Sulla durata dei processi e il problema della prescrizione, inoltre, il membro del CSM è convinto che sia necessario risolvere il primo problema, definendo "comatoso" lo stato in cui versa la giustizia civile in Italia e, spingendosi oltre la Relazione, propone "un piano straordinario di smaltimento dell’arretrato, che rappresenta la vera palla al piede del sistema".

Romano spiega anche che "occorre riflettere, certo non con intenti punitivi, sulla responsabilità civile del magistrato" e giudica "interessanti" le considerazioni dei saggi sul rapporto tra azione giudiziaria e mezzi di comunicazione di massa, "forse – aggiunge – poteva proporsi una accentuazione ulteriore della funzione dei capi degli uffici". Come pure "condivisibili" sono le indicazioni critiche sui magistrati che fanno politica e quelle sui "fuori ruolo".