Roussef vince il primo turno ma l’onda verde di Silva sorprende il Brasile
04 Ottobre 2010
“Siamo abituati alle sfide”. Così la candidata di centro sinistra Dilma Roussef ha commentato i risultati che la vedono, come ampiamente previsto, in testa al primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane con il 46% dei voti, percentuale che la costringerà però al ballottaggio con l’avversario di centro destra Jose Serra, fermo al 33%. Per conoscere il nome del prossimo capo dello Stato del colosso sudamericano bisognerà quindi aspettare il 31 ottobre, quando si terrà il secondo turno. Per la 62enne Roussef, data vincitrice già al primo turno, le cose hanno iniziato a precipitare dal primo exit poll che la dava vincente, ma solo al 51%.
Man mano che aumentavano i seggi scrutinati appariva sempre più chiaro il dato del mancato approdo al 50% più uno dei voti, fatto che si è riflesso sul clima nel suo quartier generale a Brasilia, dove regnava la tristezza. Jose Serra (68 anni) ha invece avuto un ottimo 32% mentre Marina Silva – la candidata del Partito Verde – ha incassato il 20% dei consensi, al di sopra delle aspettative e probabile ago della bilancia del secondo turno.
Per l’ex capo dello staff del presidente uscente Luiz Inacio Lula da Silva si tratta dunque di una vittoria col sapore della sconfitta, anche se “avrò modo di spiegare con maggior dettagli le mie proposte – ha rilanciato Roussef – di mostrare i miei progetti perché tutti i 190 milioni di brasiliani possano godere della ricchezza del Brasile e per garantire che il nostro paese sia un’economia in crescita non solo dal punto di vista del prodotto nazionale lordo”.
Il brutto colpo per il Pt è sicuramente amplificato dall’ottimismo iniziale e dalla spinta che è stata data alla Roussef come prima presidente ‘mulher’ (donna) del Brasile. Naturalmente, nel calo dei consensi registrato leader del Pt la maggior responsabile è la nuova ‘ondata verde’ della Silva. La più famosa ambientalista del Paese già molti anni fa fu scelta dal presidente Lula come ministro dell’Ambiente ma se ne andò sbattendo la porta perchè il primo governo di sinistra della storia brasiliana faceva troppe concessioni all’agribusiness e troppo poco per l’ecologia e il rispetto degli immensi territori dell’Amazzonia.
Decisamente più facile ipotizzare quindi che il Partido Verde appoggerà Serra, anche se Silva ha avvertito i due contendenti che probabilmente non darà consigli ai suoi votanti su chi scegliere al secondo turno. “Ci sentiamo profondamente vittoriosi”, ha chiosato la candidata del Partito Verde, “abbiamo guadagnato, guadagnato bene e abbiamo perso vincendo”. A fare la differenza, a suo favore, la vittoria nel Dipartimento Federale dello stato della capitale Brasilia, ma anche il secondo posto in stati importanti come Rio de Janeiro, Amazonas, il Pernambuco e il Cearà.
Il ballottaggio non è comunque una rarità per le elezioni brasiliane. Anche Lula è stato eletto alla presidenza al secondo turno, nel 2002 e nel 2006. Secondo la costituzione, il presidente uscente non poteva ripresentarsi per un terzo mandato e Lula ha attivamente sostenuto in campagna elettorale la Roussef. il futuro presidente del Brasile si insedierà il 1 gennaio. Oltre al presidente, i brasiliani hanno votato per 513 deputati della Camera, per 54 degli 81 senatori, e per i governatori di tutti i 26 stati e del distretto federale di Brasilia.
Anche Romario e Bebeto, ex campioni del mondo nel 1994 con la maglia della Selecao sono tra i deputati eletti ieri. Romario ha avuto quasi 150mila voti tra i candidati a deputati federali di Rio de Janeiro, dove si è presentato per il Partido socialista brasileno (Psb). Bebeto, invece, ha avuto il sostegno di 30mila voti e si è presentato nelle liste del Partido democratico laborista (Pdt), pure lui avrà uno scranno nell’assemblea di Rio.