Rovesciare Khomeini: dove sta lo scandalo?

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Rovesciare Khomeini: dove sta lo scandalo?

09 Giugno 2008

L’ossessione di Bonini per l’“Amico Americano” è di quelle davvero autentiche e pervicaci. Ogni occasione è buona per dare lustro all’operato del suo “noto agente d’influenza” preferito, specie se di mezzo c’è il Sismi di Pollari. Ora che questi non è più a capo del servizio esterno deve sentirne forte la mancanza ed eccolo dunque riesumare sulle pagine della sua Repubblica un suo vecchio scoop: il “piano Iran”. E lo fa per dire a tutti che aveva ragione, che quanto rivelato nel 2005 era tutto vero, visto che alle sue stesse conclusioni è giunta anche la commissione del Congresso degli Stati Uniti che si occupa delle “attività dell’Intelligence americana che hanno preceduto l’invasione dell’Iraq”.

La storia nei suoi particolari, fumosissimi come sempre, potete leggerla qui; narra di un piano ordito dal “cittadino americano” Michael Ledeen e dall’“esiliato iraniano” Manucher Ghorbanifar per rovesciare il regime khomeinista in Iran, con la “benedizione del governo Berlusconi e il supporto logistico del Sismi”. Piano che purtroppo non ha avuto seguito.

Ebbene, dove sta lo scandalo? Un piano per rovesciare il regime khomeinista dei mullah iraniani, un regime odioso che opprime la sua popolazione ormai da quasi trent’anni e non ha la benché minima nozione del rispetto dei diritti umani e delle libertà individuali; lo Stato del terrore che arma, finanzia, addestra e dirige un’intera galassia di gruppi terroristici contro l’Occidente incarnato dagli Stati Uniti e che finora ha tenuto l’Europa sotto ricatto politico, economico e militare. Un regime che – bomba o non bomba – è oggi il principale ostacolo per la pacificazione del Medio Oriente e merita di essere gettato finalmente nella pattumiera della storia. Se non se ne interessano direttamente i governi occidentali qualcun altro dovrà pur prendersi la responsabilità di pensarci. Che male c’è? Anzi, è un punto d’onore per chi a compiere questa buona azione almeno ci prova.   

E poi, “Un golpe in cambio di gas e petrolio”, un titolo quello dato da Bonini alla sua ennesima e ingannevole invettiva, degno della peggiore questione morale, fuorviante e tendenzioso, quando l’Eni non ha certo bisogno di un cambio di regime a Teheran per assicurarsi lo sfruttamento delle risorse energetiche iraniane. Tra i due paesi le relazioni commerciali sono da sempre strettissime, le aziende italiane in Iran fanno affari d’oro, e questo ci pone in una posizione di debolezza rispetto alle politiche aggressive dei mullah. Non sarebbe meglio che a Teheran s’insediasse un governo liberaldemocratico con cui rafforzare ulteriormente la partnership economica già esistente? Un governo rispettoso dei diritti umani e che non costituisca una minaccia per il mondo intero? Ma forse Bonini era tra gli invitati di Ahmadinejad alla recente cena dell’Hilton con quei numerosi imprenditori italiani. Oppure tanta acrimonia è dovuta al fatto che dal “piano Iran” sono stati esclusi Spataro e compagni.