Russia, accusa di pirateria per Greenpeace. Attivisti rischiano 15 anni
26 Settembre 2013
di redazione
I trenta attivisti sono per ora in stato di fermo. A cinque di loro, interrogati la notte scorsa, è stato confermato che sono indagati con l’accusa di pirateria. Il 19 settembre gli attivisti avevano protestato contro una piattaforma petrolifera di Gazprom in Artico. Il 18 settembre, due di loro avevano cercato di scalare l’impianto estrattivo. Non è chiaro se il gruppo di Greenpeace verrà processato, se così fosse rischia fino a 15 anni di reclusione. La scorsa settimana un commando dell’FSB, l’ex Kgb sovietico, ha fatto irruzione sul rompighiaccio Arctic Sunrise, battente bandiera olandese, di Greenpeace, in acque internazionali, nella zona nella quale la Russia ha diritti esclusivi di sfruttamento del petrolio. La procura russa ora promette: "Tutti coloro che hanno preso d’assalto la piattaforma, stranieri inclusi, saranno processati". E ancora: "quando una nave straniera, carica di attrezzature elettroniche destinate a scopi non chiari, e quando un gruppo di persone che si proclamano attivisti per l’ambiente cercano di assaltare una piattaforma petrolifera, ci sono legittimi dubbi sulle loro intenzioni". La Arctic Sunrise in questo momento viene scortata verso Murmansk. "Difficile credere che i sedicenti militanti non sapessero che la piattaforma è un oggetto ad alto rischio," fa sapere la procura, "e che qualunque azione non autorizzata su di essa poteva provocare un incidente che avrebbe messo in pericolo le persone a bordo e l’ecologia". Intanto a Murmansk sono arrivati i rappresentanti diplomatici dei Paesi di provenienza degli attivisti di Greenpeace. Il nostro viceconsole a San Pietroburgo, Francesco Cimellaro, dovrebbe incontrare Cristian D’Alessandro, l’attivista italiano di Greenpeace arrestato dai russi.