Russia e Qatar ospiteranno i mondiali, vincono i petroldollari e non il calcio

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Russia e Qatar ospiteranno i mondiali, vincono i petroldollari e non il calcio

02 Dicembre 2010

Russia e Qatar. Il mondo del pallone, con la scelta di oggi, sposta l’attenzione dal rettangolo di gioco a quello, sempre verde, delle banconote. Le due sedi scelte dall’esecutivo Fifa per ospitare i mondiali del 2018 e 2022 hanno i tratti distintivi dell’ufficio marketing, in barba a tutti problemi di natura pratica che si presenteranno.

Le frontiere del pallone si spostano così verso est: la grande disponibilità di risorse ha determinato il successo delle due candidature a discapito di progetti ugualmente solidi e competitivi ma sicuramente meno affascinanti per il portafogli. La Russia ha infatti avuto la meglio su Inghilterra, Portogallo-Spagna e Olanda-Belgio in una competizione interna al vecchio continente. “Hurrà! Vittoria! Organizzeremo i Mondiali 2018!” ha scritto un raggiante Dmitri Medvedev dalla sua pagina Twitter esultando per l’assegnazione. A quanto pare la delegazione è riuscita a convincere i 22 dirigenti della federcalcio internazionale superando le perplessità esposte dagli ispettori Fifa nel rapporto di valutazione.

Ma, per ammissione dello stesso presidente della Fifa Joseph Blatter, la Russia è un “continente più che un paese”, con tutti i disagi che ne derivano. Primo fra tutti, i fusi orari. Le 13 città che fanno parte del progetto Mundial sono collocate su orari diversi, un problema in più quando si tratterà di calendarizzare le partite in accordo con le esigenze delle televisioni. Un altro ostacolo è rappresentato dagli stadi e le infrastrutture. I primi saranno in 13 casi da costruire e 3 da rinnovare per un costo di 3,82 miliardi di dollari, mentre le seconde, ad eccezione di Mosca, saranno da potenziare o, nel peggiore dei casi, da creare ex novo. L’immensa disponibilità economica aiuterà nei lavori, ma le perplessità restano.

Poco dopo aver l’assegnazione dei Mondiali 2018 Blatter ha poi annunciato il verdetto relativo al 2022. Torneo assegnato al Qatar a dispetto di Australia, Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti. Da notare come il Qatar non si è mai qualificato per i Mondiali e anche se speriamo tutti di essere orgogliosi delle loro prestazionale preoccupazioni vanno verso le obiezioni degli onnipresenti ispettori Fifa riguardo al clima che troveranno gli atleti: temperature torride e sforzo moltiplicato.

Il rischio è quello di assistere a partite brutte e di conseguenza ad uno spettacolo molto al di sotto delle aspettative, come successe a Usa ’94. Non solo, chi è capitato di assistere a partite di quei campionati si è reso certamente conto di come gli impianti, di per sé bellissimi, siano delle vere e proprie cattedrali nel deserto. Gli spalti regolarmente vuoti fanno sembrare i calciatori in fase di allenamento più che di match. A tal proposito, sarà Losail lo stadio destinato a ospitare la partita d’apertura e la finale dei Mondiali. Un impianto da 86mila spettatori circondato dall’acqua, con un progetto che prevede pure di ristrutturare 3 stadi e costruirne altri 9, per un totale di 12 in 7 diverse città, insomma il rischio è molto alto. Naturalmente le cose saranno diverse nel momento del grande evento, ma la collocazione geografica negli emirati non renderà facili neanche le trasferte dei tifosi.

A quanto sembra, un lungo periodo di preparazione attende il mondo del pallone, diviso tra i richiami storici del vecchio continente e un ‘nuovo che avanza’ pronto a rimpiazzare la storia a suon di petroldollari (che provengano dalla Russia o dal Medio Oriente poco importa). In fondo, il 2018 è ancora lontano e possiamo godere del mondiale brasiliano del 2014 come estremo omaggio a uno sport che non sarà più romantico come i verdeoro degli anni ‘50.