Russia, “le sanzioni bloccano progetti”. Ma l’Europa non decide

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Russia, “le sanzioni bloccano progetti”. Ma l’Europa non decide

21 Ottobre 2016

I leader dell’Unione europea hanno deciso di non imporre sanzioni alla Russia per i bombardamenti ad Aleppo, anche se hanno avvisato Mosca che l’opzione rimane sul tavolo se continuano i massacri.

La bozza di conclusioni del Consiglio Europeo, distribuita ieri ai 28 capi di stato chiamati a rivedere i rapporti con la Russia, prevede infatti che l’Ue, vista la situazione in Siria, “consideri tutte le opzioni, incluse ulteriori misure restrittive contro soggetti ed entità che sostengono il regime”. Certo la parola Russia non è scritta nero su bianco, ma per comprendere quale misterioso stato si celi dietro “i soggetti e le entità che appoggiano il regime siriano” non occorre una grande fantasia.

Il cambiamento in corso d’opera e la conseguente sconfessione della Mogherini, sono arrivate a sole 48 ore dalla cena di Renzi con Obama e a 24 ore da un tesissimo incontro in quel di Berlino tra Hollande, Merkel e Vladimir Putin. Un incontro in cui il duo franco-tedesco ha continuato ad accusare Putin di “crimini di guerra”. E ha minacciato il presidente russo di nuove sanzioni nonostante la sua offerta di estendere, per quanto possibile, l’interruzione dei bombardamenti sulle zone di Aleppo. Ma per introdurre la parola sanzioni nella bozza era essenziale mettere la sordina a Matteo Renzi e all’Italia, principali destinatari e vittime di eventuali ritorsioni russe. E a quello c’aveva pensato martedì sera il presidente Obama.

Così a sbugiardare la Mogherini e a confermare l’intransigenza europea dettata da Francia e Germania s’è potuto aggiungere ieri persino il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, puntualissimo nel ricordare che “se i crimini dovessero continuare, l’Ue dovrà tenere aperte tutte le opzioni, incluse le sanzioni”. Insomma l’Europa, fedele alle indicazioni impartite da Obama, si prepara non solo a mantenere in vigore le sanzioni già varate nel 2014 dopo la crisi Ucraina, ma ad aggiungerne di nuove.

Dimostrando, tra le varie cose, anche poca “furbizia”, se proprio vogliamo porla in questi termini.

Tant’è vero che alla vigilia del V Forum Eurasiatico di Verona, il presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia e di Banca intesa Russia, Antonio Fallico, ha riferito:  “A causa delle sanzioni ci sono 32 miliardi di euro di commesse italiane in stand by; in molti casi si tratta di contratti già firmati anche dai partner russi. Nonostante la congiuntura geopolitica l’area eurasiatica è più strategica che mai per l’industria e le Pmi italiane”. Aggiungendo, “si parla tanto delle controsanzioni relative ai prodotti dell’agricoltura, che sino a ora hanno generato una perdita commerciale di circa 800 milioni di euro, ma troppo poco delle ripercussioni sulle forniture di tecnologia sofisticata: qui il danno supera largamente i 10mld di euro”.

Il quadro che si presenta in occasione del V Forum Forum Eurasiatico di Verona mostra nei primi 7 mesi di quest’anno uno scenario commerciale ancora difficile per le vendite italiane nella Unione economica Eurasiatica (Ueea). Si registra infatti un ulteriore calo, ma più contenuto, nell’export verso la Russia (-7,2%) ma anche alcune eccezioni, come la crescita del made in Italy verso il Kazakistan (+65,8%). Giù in doppia cifra le vendite in Bielorussia (-23,1) e Armenia (-10,5%); stabile il Kirghizistan, per un valore complessivo del nostro export che da gennaio a luglio ha chiuso a 4,54mld di euro, in terreno leggermente negativo (-2,2%) sullo stesso periodo del 2015.