Russia sì, Russia no?

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Russia sì, Russia no?

10 Giugno 2015

Mentre Putin incontrava Renzi, uno scarno comunicato della Ue ci informava che Mosca “non è più partner strategico dell’Unione”. Lo si apprende dal rapporto sullo stato delle relazioni tra Europa e Russia approvato dal Parlamento di Strasburgo. Il nome di questo giornale è sufficiente a evitare qualsiasi equivoco sulla nostra collocazione a livello internazionale ma proprio perché ci sembra di avere chiara la dimensione geopolitica attuale forse è il caso di affrontare con maggiore ‘laicità’ la questione russa e dei rapporti italiani ed europei con lo zar Putin.

Che Vladimir non sia un santo lo sappiamo tutti. Che la Russia abbia maturato nel corso degli ultimi anni il profilo di uno stato illiberale purtroppo è andata così ma ricordiamoci anche il pregresso. Che quella in Ucraina, dopo l’avventura in Crimea, sia stata un’aggressione militare non c’è dubbio, ma approfondiamone le cause nella speranza che quanto detto oggi da Putin – rispettare gli Accordi di Minsk –  sia vero. Del resto anche Mosca ha tutto da perdere a continuare sulla strada di una difesa violenta del suo “spazio vitale”.

Detto ciò farsi qualche domanda non fa mai male. La prima riguarda il presidente americano Obama che all’ultimo vertice del G7 ha gonfiato ancora una volta i muscoli paventando il rischio dell’“impero russo”. Stiamo parlando dello stesso presidente che dopo aver abbandonato l’Iraq ha fatto l’inchino alla monarchia saudita e teso la mano alla mullocrazia iraniana, con una politica estera dominata dall’incertezza che ha finito per destabilizzare il Mediterraneo (l’avventura in Libia con la Francia mandata in avanscoperta) e più in generale il Medio Oriente.

Mosca era un alleato prezioso nella lotta al terrorismo islamico, adesso è diventata un avversario in più da contenere e redarguire. Colpa del Cremlino, ok, ma l’America di Obama ha una strategia per gestire la globalizzazione dei conflitti e di preciso quale? L’impressione è che per adesso non si sia fatto granché per evitare il caos. Abbiamo bisogno di un clima internazionale un attimo più sereno per evitare nuove sanguinose fiammate in Libia, Egitto, Siria, eccetera eccetera e pensiamo di riuscirci espellendo Mosca dai consessi internazionali? Quale effetto pensate che ci sarà in Consiglio di sicurezza dell’Onu?

Punto secondo: con la Russia, ex partner del G8, si è scelta la strada punitiva delle sanzioni che, almeno per quanta riguarda l’Italia, non è conveniente, si tratti del nostro export o della importazione di quelle risorse energetiche che per noi sono così preziose. E’ vero che certe volte non basta solo la realpolitik e le sanzioni hanno una loro chiara ragione d’essere ma quanto conviene all’Europa inasprirle?

La Russia non è la Turchia, con il Pil che cresce e la penetrazione commerciale neo-ottomana nei Balcani. La Russia è un Paese che sul lungo periodo potrebbe andare a rotoli, se si pensa al suo ‘capitalismo di stato’ concentrato in pochi asset esposti a una fortissima corruzione interna, con segnali preoccupanti a livello sociale come la diffusione dell’alcolismo tra la popolazione, con una moneta che tende a svalutarsi e altre variabili economiche che potrebbero impattare molto negativamente sul sistema. Per ora la mano dura di Putin mantiene l’ordine. Ma chi sono e che faranno i suoi successori?

L’America è uscita dalla “Grande Crisi” dopo i salvataggi di stato del 2008. L’Europa, che ha scelto una strada opposta e altrettanto discutibile, l’austerity, comincia a vedere la ripresa ma gli investimenti restano bassi (l’Italia per adesso deve accontentarsi dello zero virgola). Siamo certi al cento per cento che ci sia un allineamento tra il nostro interesse ‘nazionale’ e quello americano? Cosa accadrebbe se insistendo con le sanzioni l’Occidente favorisse l’instabilità economica russa? All’Unione Europa conviene veramente seguire a tempo indeterminato questa strada?

Sull’agenda ucraina i Paesi membri si sono mossi come al solito in ordine sparso e per certi versi in modo sconsiderato, tant’è vero che sia la Russia che gli Usa possono contare sulla disunione europea per cercare di prevalere in questo o in quel teatro che pure ci riguarda direttamente e dove dovremmo essere noi europei a dettare la linea. E chi ne fa le spese? L’Europa, appunto. Chi dimostra di non avere un minimo di orgoglio ‘patriottico’ ondeggiando continuamente? Sempre noi europei.

Visto che siamo tutti bravissimi a dire che non dobbiamo essere asserviti all’interesse della Germania, lo stesso discorso vale o no anche per le altre superpotenze o ex superpotenze ridotte al rango di stati-guida a livello regionale? Ed era davvero così sbagliata quella diplomazia delle ‘pacche sulle spalle’ che permise al nostro Paese di stabilire delle relazioni privilegiate proprio con stati come la Turchia o la Russia, si pensi alla partita giocata da Silvio Berlusconi non solo a Pratica di Mare ma durante il vertice di Ankara sul gas del 2009? Ecco perché, ragionando laicamente, ci chiediamo: si può aprire un dibattito senza pregiudizi sui rapporti tra l’Italia, la Ue e la Russia? Qual è il nostro interesse e come preservarlo? Insomma che dicono i lettori dell’Occidentale: Russia sì, Russia no?     

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