Russiagate, Trump non perdona (neanche Maradona)
02 Febbraio 2018
Brutta storia per Diego Armando Maradona, il fu fuoriclasse de’ sinistra che, dopo aver definito il presidente Trump un “chirolita”, un burattino, si è visto negare il visto negli Usa (non è la prima volta, nel ’94 Dieguito non superò il test antidroga). Il Don non perdona, neanche Maradona, anche perché ormai il Russiagate, lo scandalo più ridicolo della storia americana (Trump “burattino” nella mani di Putin che grazie ai suoi hacker gli fa vincere le elezioni), si è sgonfiato un bel po’, ed è partita la controffensiva del presidente.
Così mentre il direttore della Cia, Pompeo, uno che non è mai stato tenero con Trump, incontra l’omologo russo dell’Fsb (“gomblotto” pure questo?), citando a modello di questi vertici sulla intelligence l’obamiano Brennan (cioè il predecessore di Pompeo a Langley), Trump va all’attacco dell’Fbi. Il nuovo direttore del Bureau, Wray, sarebbe sul punto di dimettersi, dopo che il presidente ha sostenuto la richiesta della maggioranza repubblicana al Congresso di svelare dei “memo” sui giochi sporchi della agenzia federale durante la campagna elettorale.
Trump sul Russiagate non perdona. Né Maradona, né la Cia e neppure l’Fbi, dove Wray adesso rischia di finire come Comey, l’ex direttore licenziato da Don nel giugno scorso, anche lui per aver giocato sporco.