Rutelli ora punta dritto contro l’Idv

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Rutelli ora punta dritto contro l’Idv

03 Dicembre 2009

Il senatore Francesco Rutelli, papà della neonata Alleanza per l’Italia, ha chiamato il break nel centrosinistra. Ieri mattina ha preso la parola in Aula a Palazzo Madama e ha puntato l’indice contro l’Italia dei Valori. ”La politica estera – ha detto Rutelli – è un caposaldo di ogni strategia politica. Non si può far parte di una coalizione – ha incalzato  Rutelli – se si sostiene che i nostri militari, che rischiano la vita per costruire condizioni di pace in Afghanistan, devono essere ritirati entro il 28 febbraio”. Amen.

Poco prima, aveva parlato nello stesso emiciclo il senatore dipietrista Stefano Pedica, per annunciare il voto di astensione, che al Senato equivale a voto contrario, sul provvedimento. Voto diventato apertamente contrario sull’articolo 2, cioè quello che rifinanzia la missione in Afghanistan.

E’ difficile archiviare il voto dipietrista contro la missione in Afghanistan come un fatto secondario o irrilevante. La politica estera è infatti il metro per eccellenza che misura il grado di affidabilità di una forza politica e la sua capacità di costruire alleanze durevoli nel tempo. Francesco Rutelli ha colto la battuta, insomma, per mettere in mora l’Italia dei Valori. Con una richiesta precisa: non può far parte di una coalizione di centrosinistra.

Nelle parole di Rutelli c’è, ovviamente, un monito rivolto al Pd. Al suo ex partito, in sostanza, manda a dire che la strategia delle alleanze va ripensata e ricostruita senza più l’ingombro dell’Idv. Spostando quanto più possibile l’asse dell’equilibrio verso quel centro moderato che non ha ceduto al richiamo del berlusconismo e che, anzi, potrebbe essere il primo beneficiario di una eventuale crisi del centrodestra.

Sono ragionamenti, al momento, frutto più di speranze e desideri ma con scarsi agganci alle dinamiche vere del quadro politico. L’intemerata di Rutelli a Di Pietro è caduta alla vigilia della manifestazione del 5 dicembre sulla quale Antonio Di Pietro ha messo se non in tutto almeno in parte il cappello politico. Il "No B Day" dipietrista, insomma, viene arricchito dalla vigorosa spolverata pacifista del voto al Senato sull’Afghanistan. La piazza del 5 dicembre potrà colorarsi così anche dell’Arcobaleno pacifista che non sventola più in piazza dai tempi del governo Prodi. Per le ragioni opposte, quella piazza presenta insidie aggiuntive per quegli esponenti del Pd, e sono tanti, che hanno assicurato la loro presenza, sia pure a titolo personale, a quello che si annuncia come l’evento clou dell’antiberlusconismo in questo scorcio d’anno.

Per il Pd ne scaturisce il solito sdoppiamento di immagine: di forza responsabile e di governo, quindi contro Antonio Di Pietro in politica estera. Nello stesso tempo, i suoi esponenti si ritrovano con Antonio Di Pietro ad animare la più classica delle piazze di questi anni: antiberlusconiana, travagliesca, floresdarcaisiana e beppegrillina. Per ricominciare, il giorno dopo, a interrogarsi di nuovo sull’identità da assumere, se più o meno "anti" e quanto giustizialista e quanto riformista.