Ruud Gullit è passato dal pallone d’oro a Mandela al falco Kadyrov
21 Gennaio 2011
Che il campionato russo abbia molto da investire nel calcio, economicamente parlando, è cosa nota da tempo. Negli ultimi anni sempre più atleti e allenatori, anche italiani, sono stati contagiati da questa corsa all’oro, ma in pochi si sarebbero aspettati che Ruud Gullit, un pallone d’oro all’attivo dedicato a Nelson Mandela, cedesse alle lusinghe di Ramzan Kadyrov, patron del Terek Grozny e discusso presidente ceceno.
La notizia non è clamorosa di per sé, ma diventa singolare se si analizzano le modalità di accordo dell’allenatore olandese con il piccolo club caucasico e le figure con cui si confonterà. “Non mi sarei mai aspettato di ritrovarmi un giorno nel Caucaso. La telefonata del Terek mi ha sbalordito, ma la vita è piena di sorprese” ha dichiarato Gullit al quotidiano russo Sovetski sport, che non ha però nascosto di avere scarsissime conoscenze della squadra, non conoscendo né i giocatori né la lingua. Inoltre l’orange ha svelato che si recherà a Grozny “solo per le partite”, mentre trascorrerà la maggior parte del tempo nel centro di allenamento a circa 200 km dalla città.
Fin qui nulla di anomalo, i soldi fanno gola e la carriera del “tulipano nero”, appesi gli scarpini al chiodo, non è mai decollata. Dopo aver allenato Chelsea (1996-1998), Newcastle (1998-1999), Feyenoord (2004-2005) e aver avuto una breve parentesi (tra il 2007 e il 2008) nella Major League Soccer alla guida dei Los Angeles Galaxy Gullit negli ultimi due anni è rimasto fermo. A destare perplessità, se non sorpresa, è il suo nuovo datore di lavoro, Ramzan Kadyrov.
Sulla figura del presidente ceceno si addensano nubi minacciose da quando, nel dicembre 2005, il Primo Ministro Sergei Abramov fu coinvolto in un grave incidente stradale a Mosca (incidente che a quanto pare non sarebbe stato provocato da un atto terroristico), dando di fatto il via libera all’emergente figlio dell’ex presidente ceceno.
La scarsa chiarezza sulla sua figura riguarda anche il periodo in cui ricoprì il ruolo di capo del Servizio di Sicurezza Presidenziale Ceceno, per cui spesso viene accusato di essere brutale e spietato. Per i media russi sarebbe addirittura coinvolto in casi di tortura ed omicidio, tra i quali quello della giornalista russa Anna Politkovskaja. Il controverso leader godrebbe poi dell’appoggio del presidente russo Vladimir Putin, circostanza che lo rende intoccabile anche agli occhi dei paesi confinanti.
L’associazione tedesca per i diritti umani GfbV si è spinta oltre, affermando che fino al 70% di assassinii, stupri, rapimenti e casi di tortura in Cecenia siano stati commessi dall’unità paramilitare comandata da Ramzan, la forza di sicurezza interna conosciuta come Kadyrovtsy.
Ebbene, difficile capire cosa abbia in comune un allenatore che ha dedicato il pallone d’oro del 1987 a Nelson Mandela – omaggiando la lotta per i diritti umani – con un leader discusso proprio per aver calpestato questi diritti commettendo, forse, dei crimini di guerra.
Di quel ragazzo che nel 1987 arrivò in Italia con lunghi capelli raccolti in treccine alla Bob Marley, sempre pronto allo scherzo, disponibile ed ironico sembrano essersi perse le tracce. A poco valgono le dichiarazioni di circostanza che si impegnerà a dare il massimo per riportare in alto il club. Rimane un po’ di amaro in bocca pensando che quel ragazzo spensierato, oggi, è sommerso probabilmente da una montagna di rubli.