Sadiq Khan e l’islam: radiografia del nuovo sindaco di Londra

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Sadiq Khan e l’islam: radiografia del nuovo sindaco di Londra

07 Maggio 2016

“Mi sento musulmano, britannico, laburista, marito, padre e tifoso del Liverpool”. Si descrive così Sadiq Khan, il nuovo sindaco di Londra. “Sono pro-business e pro-Unione Europea”. Figlio di immigrati pakistani, Khan è il primo sindaco islamico della più celebre città inglese, dopo aver ricoperto il ruolo di ministro ombra per il Labour in parlamento.

Dentro il partito, Khan si propone come l’alternativa moderata alla sinistra di Jeremy Corbyn. A differenza di Corbyn, per esempio, si è detto favorevole al fatto che la polizia possa sparare a vista in caso di un attacco terroristico nella capitale.

La chiamata del muezzin risuona dall’altoparlante ma si confonde col trambusto del traffico caotico della città – racconta Ansa. Davanti alla moschea di Lea Bridge Road, decine di fedeli si affrettano per la preghiera del venerdì: “E’ un fatto storico che Sadiq Khan abbia vinto”, dice Khalid, ha vinto “uno di noi”.

La voce del muezzin sale e Abdel racconta: “Quando sono arrivato qui, negli anni Cinquanta, non c’era nemmeno una moschea. Ora per fortuna devo fare soli pochi passi per arrivarci”. I minareti sono ovunque a Londra, ricorda Ansa, in particolare a est della capitale.

A Londra si contano più di 400 moschee e centri islamici, frequentati da una comunità che ha superato le 650mila persone, diventando il 12,5% della popolazione totale

Durante la campagna elettorale, l’avversario di Khan, il conservatore Goldsmith uscito sconfitto dalle elezioni, e il premier David Cameron, sono andati all’attacco, accusando il candidato laburista di essere legato all’estremismo islamico. Accusa pesante, in una città con tre milioni di musulmani dove la Sharia è una delle giustizie civili possibili.

Nel mirino dei conservatori e della stampa sono finiti una serie di incontri tra Khan e personaggi ascrivibili alla galassia del radicalismo islamico inglese. Come l’imam Suliman Gani, accusato dai conservatori di essere un sostenitore dello Stato islamico.

Goldsmith, che esce sconfitto dalle elezioni, ha definito Khan una “minaccia” per Londra, ricordando come in passato questo esperto di legge e attivista delle libertà civili si sia spesso scontrato con la polizia sui metodi usati dalle forze di sicurezza.

Questo elemento potrebbe trasformarsi in un problema? Nel momento in cui milioni di londinesi percepiscono come reale la minaccia del terrorismo, quali saranno i rapporti di Khan con i servizi di sicurezza londinesi? Cosa accadrebbe in caso di nuovi attacchi? Il nuovo sindaco mostrerà nervi saldi e capacità di giudizio?

Khan in ogni caso vince. I conservatori pagano un candidato, Goldsmith, che non ha ‘bucato’. Politicamente corretto sul “green” non abbastanza da convincere i londinesi. I quali, vale la pena ricordarlo, negli ultimi anni hanno scelto sindaci spesso fuori dalla righe come il ‘rosso’ Ken Livingstone.

Da segnalare per inciso che a questo giro di amministrative in Gran Bretagna torna ad avanzare il partito euroscettico Ukip.

Ma torniamo al rapporto tra Sadiq Khan e l’islam. E’ vero che per le sue posizioni a favore dei matrimoni omosessuali, Khan ha ricevuto una fatwa e minacce di morte dagli estremisti islamici. E dopo gli attacchi di Parigi disse: “per troppo tempo i Governi che si sono succeduti in Gran Bretagna hanno tollerato la segregazione”, frase che però si presta a delle ambiguità, come se i musulmani vivessero in una specie di apartheid londinese.

Per Khan, che guarda alla società inglese da un’ottica socialdemocratica, il problema del radicalismo e delle escrescenze fondamentaliste dell’Islam in Gran Bretagna è tutta questione di occupazione mancata, servizi sociali scadenti, diritti e opportunità da garantire a una comunità alla quale non vengono offerte spesso altre soluzioni.

Per il laburista Khan, insomma, prima delle responsabilità individuali ci sono quelle sociali, le “colpe” di una classe dirigente che non è abbastanza attenta a tutti i pezzi della composita società britannica. Spiegazioni già sentite, prodotto di un certo sociologismo che a nostro parere ha fatto il suo tempo.

Ma precisamente quali sono le accuse che sono state rivolte al nuovo sindaco islamico di Londra? Il 7 febbraio scorso il Sunday Times ha riportato la notizia che Khan aveva presenziato a quattro meeting del gruppo “Stop Political Terror”, che faceva campagna contro i trattati di estradizione degli estremisti tra Gran Bretagna e Usa.

Secondo il Sunday Times, “Stop Political Terror” avrebbe avuto contatti con l’imam Anwar al-Awlaki, uno dei ‘vecchi’ chierici di Al Qaeda.

Il 12 febbraio scorso, il londinese “Evening Standard” ha invece dato ampio risalto alla notizia che il suo ex cognato, Makbool Javaid, aveva preso parte a degli eventi organizzati dal gruppo estremista al Muhajiroun negli anni Novanta.

Pochi giorni dopo, il MailOnline ha raccontato che il nuovo sindaco di Londra in passato ha tenuto un discorso al “Global Peace and Unity Festival” (era il 2008) mentre nella kermesse si vedevano volteggiare le “bandiere nere della jihad”, scriveva il quotidiano inglese.

Khan fino ad ora è riuscito a staccarsi di dosso queste accuse, vincendo le elezioni, ma ora lo aspetta la prova del governo di una metropoli globale già finita sotto attacco dei jihadisti. Dove secondo non pochi esperti è fallito il modello di integrazione del multiculturalismo, i bianchi sono una minoranza e la gente chiede più sicurezza.