Sai che c’è, prima di leggere mi guardo un  “book-trailer”

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Sai che c’è, prima di leggere mi guardo un “book-trailer”

12 Dicembre 2010

Leggere un libro è un po’ come immaginare un mondo che non c’è. E’ nel pensare alle facce dei protagonisti e ai luoghi delle vicende che risiede una delle forze maggiori di un manoscritto. C’è però chi va oltre, e prova a dare voce e corpo a queste entità. Non stiamo parlando delle solite trasposizioni cinematografiche ma dei booktrailer, prodotti che nel nostro paese sono ancora semisconosciuti, malgrado l’originalità dell’idea.

In sostanza si tratta dei fratelli (né poveri né ricchi) dei classici trailer del grande schermo realizzati per promuovere scritti su cui le case editrici vogliono investire. In un momento, ormai consolidato, di contrazione del mercato editoriale questi cortometraggi possono rappresentare un buon veicolo per dare nuova linfa al settore. Nel tempo questo tipo di prodotto di è affinato, siamo infatti ben lontani dai primi esperimenti californiani degli anni novanta in cui le proiezioni venivano utilizzate solamente durante le presentazioni dei libri.

Leggenda vuole che il primo vero booktrailer fu a regia di Judith Keenan (nel 1994) per il thriller “Amnesia” di Douglas Cooper. Fu trasmesso da varie emittenti Usa, tanto da risultare un successo tale che si esaurirono le copie disponibili del libro.

Curiosamente, dopo anni di alti e bassi fu solo nel 2002 che il regista Michael Miller e la scrittrice Sheila Clover English, autori del trailer e del libro “Circle of Seven”, registrarono ufficialmente il marchio Book Trailer®. Proprio sull’onda di quell’entusiasmo alcune case editrici decisero di introdurne l’utilizzo come strumento pubblicitario on line. La sua forza risiede esattamente in questo: grazie al passaparola e alla condivisione in rete ancor prima dell’uscita un libro può già avere un discreto seguito e una certa quantità di pre-ordinazioni.

D’altra parte il proliferare di social network e contenitori come MySpace, YouTube, facebook e così via ne hanno facilitato la diffusione. Dello stesso avviso, a più di 10 anni di distanza dall’esordio, Judith Keenan: “Finalmente ci si è resi conto che bisogna muoversi in sintonia con le nuove esigenze del pubblico di scegliere e comprare libri: sempre più spesso i lettori si trovano di fronte a schermi, siano quelli di un computer, di un cellulare o di un iPod; quindi, per catturare l’attenzione e l’interesse dei loro potenziali clienti, anche gli editori devono essere su quegli schermi”.

Ultimo esempio italiano recentissimo – il booktrailer è stato presentato questa settimana a Roma – a sposare questa teoria è “gli anni confusi” di Tommaso Ceruso, tratto dall’omonimo titolo di Marco Rossi Lecce che racconta gli anni intorno al ’68 sullo sfondo delle lotte, gli scontri di piazza con le forze dell’ordine, i collettivi, e la liberazione sessuale.

Dopo l’euforia iniziale si è comunque riscontrata una involuzione del mercato. I primi a non essere pienamente convinti sono proprio alcuni scrittori, secondo cui è preferibile utilizzare un canale di promozione canonico rispetto ad uno sicuramente innovativo ma in qualche maniera fuori target. Se non arrivasse il successo commerciale sperato i grandi produttori saranno dunque costretti a dirigere le risorse altrove, alla ricerca di nuove soluzioni, ma c’è chi al genere si è appassionato da anni.

E’ la rete, che ha colto l’opportunità di autoprodurre piccoli cortometraggi, diciamo così, di pubblica utilità, per puro divertimento. La community italiana è vivace, produttiva e annovera già centinaia di titoli in catalogo. Che sia questa la vera strada per i booktrailer per riuscire a farsi spazio nell’affollato mondo video promozionale?