Salvarsi dal veltronismo

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Salvarsi dal veltronismo

22 Maggio 2006

Prima o poi bisognerà fare un’analisi seria e approfondita del veltronismo e del perchè esso rappresenti un’insidia per la democrazia così come generalmente la intendono i liberali.
Occorre però farlo in fretta perché nel veltronismo è in incubazione ciò che potrebbe spettare alla politica italiana nel prossimo futuro. Prodi ne è una manifestazione senile e meno virulenta, Veltroni rappresenta il ceppo più fertile di questa affezione.

In questa sede possiamo provare a suggerire solo alcuni tratti caratteristici, una sorta di indice per una futura indagine che auspichiamo ben più ampia e ponderata.
Il veltronismo è essenzialmente il pluralismo in un uomo solo. Veltroni da solo garantisce quello che una volta si chiamava l’arco costituzionale; potrebbe andare a Porta a Porta, occupare a turno tutte le sedie e il dibattito sarebbe assicurato. Per Veltroni la par condicio è solo un problema di ripartizione interna della sua coscienza. Il suo risultato ideale è un ballottaggio con se medesimo.
Lo ammette lui stesso con candore nel refrain della sua campagna elettorale: “Veltroni, il sindaco di tutti”. Che, detto in campagna elettorale e non dopo l’eventuale vittoria, svuota di senso lo scontro nell’urna.

Una analisi più munita e meglio corredata potrebbe mettere a confronto i suoi discorsi nei centri sociali e nelle parrocchie, negli asili nido e al Gay Pride, in Africa e in America, in Palestina e in Israele, a San Pietro e nella Moschea di Monte Antenne. Gli esperti di sdoppiamento della personalità avrebbero il loro daffare nel catalogarli. Veltroni è maggioranza e opposizione in qualsiasi quadrante delle politica locale e nazionale. Deve solo controllare bene l’agenda per non sbagliare occasione.

Come sarebbe possibile altrimenti avere il sostegno contemporaneo del no-global, espropriatore proletario, pluriarrestato Nunzio d’Erme e di Alberto Michelini, transfuga da Forza Italia all’indomani della sconfitta elettorale e campione del ‘dio, patria, famiglia’.
Qui non siamo all’ormai ben noto ‘effetto coalizione’ che centro destra e centro sinistra si sono rinfacciati di continuo durante la campagna elettorale, per cui si imbarca chiunque faccia prendere uno zerovirgola in più. Qui è diverso: Veltroni è Nunzio d’Erme ed è Alberto Michelini. Veltroni è coalizzato nell’anima: è Madre Teresa di Calcutta e Fidel Castro, è Sofri e Calabresi, Roma e Juve, Kennedy e Nixon, cura e malattia.

Nell’universo politico veltroniano il conflitto è bandito perché risolto in sé medesimo. Il ‘buonismo’ è solo l’epifenomeno, la schiuma: quello che accade nel profondo è un gigantesco big bang al contrario, un’implosione che riduce il tutto all’uno.

Prodi in confronto è uno stanco dilettante, un giocoliere del bilico, che suda per tenere in piedi la pila della maggioranza, mentre l’opposizione soffia e sbuffa per far crollare tutto. Veltroni saprebbe farlo ad occhi chiusi, su un piede solo e con gli applausi dell’opposizione (se mai ne restasse una).
Guardate solo in che stato è ridotto il gruppo di Forza Italia al comune di Roma. 5 consiglieri su 7 sono passati con Veltroni. Il che apre uno squarcio inquietante circa la classe dirigente del centro destra ma la dice anche lunga sul veltronismo.

Qualsiasi romano è testimone dell’invincibile idiosincrasia di Veltroni per i conflitti. Il sindaco ha creato attorno a sé – grazie al completo controllo sulle gazzette locali – una cappa di consenso impenetrabile. Se esiste anche la più remota possibilità di una contestazione o anche solo di qualche mugugno, Veltroni sarà certamente altrove.

Lui è fatto della materia dei sogni: le sue apparizioni preferite sono con le star del cinema, con i divi del rock, sotto le insegne della croce rossa, tra bimbi festanti e cori angelici.
Roma non ha bisogno di questo, l’Italia non ha bisogno di questo. La democrazia non è necessariamente scontro all’arma bianca, ma vive del conflitto e della possibilità di superarlo verso l’alto, verso l’interesse generale. Se si impedisce al conflitto di sorgere perché lo si ingoia come la pillola del giorno dopo, non nascerà nulla per nessuno.