Salvi al Senato sotterra la legge sui Dico
21 Maggio 2007
di redazione
“Non si può dividere il paese su un pasticcio giuridico”. Poche lapidarie parole e la questione “Diritti e doveri delle persone conviventi”, almeno dal punto di vista della legge Bindi-Pollastrini, è liquidata. A pronunciarle, nella sede più istituzionale che si può in questi casi, è Cesare Salvi, neo-presidente del gruppo “sinistra democratica per il socialismo europeo”, nonché presidente della Commissione giustizia del Senato. Nel corso della seduta della Commissione di giovedì 17 maggio, trincerandosi dietro un “segretario non metta a verbale”, ha così commentato gli interventi che hanno segnato l’ultima giornata di dibattito in Commissione Giustizia. La sorte ha voluto che intervenissero, in sequenza, i senatori Gaetano Quagliariello e Alfredo Mantovano: non proprio due sostenitori del duo Lescano Bindi-Pollastrini e Salvi non è sembrato disdegnare le loro performance. Vi ha trovato ulteriori materiali per sostenere la sua convinzione che il centrosinistra si debba orientare per una soluzione alternativa: mollare la Bindi per prendere il Biondi. La differenza non sta solo in una “o”. La proposta di legge del Senatore di Forza Italia, infatti, definisce il cosiddetto contratto d’unione solidale: una risoluzione privatistica dei rapporti di convivenza, che potrebbe trovare consensi trasversali in una certa sinistra e in una certa destra.
Una soluzione ancora da discutere, che però può raggiungere – a detta del presidente Salvi – un duplice obiettivo, almeno per la maggioranza. Primo: abbandonare la tortuosa, quanto pericolosa, strada del riconoscimento pubblico delle convivenze per imboccare quella più percorribile, dal punto di vista politico, di una regolamentazione dei medesimi diritti ma con impianto pattizio. Secondo: provare a spaccare il centrodestra sui temi etici su una proposta che, invece, tenga insieme tutta la sinistra.
Interpellati sull’ipotesi vagheggiata da Salvi, i senatori Mantovano e Quagliariello all’uscita della Commissione hanno dichiarato all’unisono: “Nel ddl di Biondi la dimensione privatistica del contratto rappresenta una soluzione interessante per risolvere le questioni patrimoniali relative alla comunione dei beni”. Il rischio – secondo Gaetano Quagliariello e Alfredo Mantovano – è che essa venga utilizzato come cavallo di troia nella cittadella del diritto di famiglia per creare un modello familiare pret a porter”, che faccia rientrare dalla finestra ciò che il Family day ha sbattuto fuori dalla porta: ovvero un modello alternativo di famiglia usa e getta con tanti diritti e pochi doveri”.
Sulla scia di Salvi si è messo però anche il segretario dei Ds, Piero Fassino che ha sostenuto come le nuove regole per le convivenze possono essere ottenute anche con modifiche al diritto civile. La cosa ha fatto piacere a Sandro Bondi che ha riconosciuto a Fassino “una marcia in più”. Mentre il segretario è stato accusato di “cedere alla piazza” dalla compagna di partito e ministro Barbara Pollastrini.
Quelli del Family day almeno per il momento possono ritenersi soddisfatti. La manifestazione di piazza San Giovanni ha ottenuto solo il primo dei suoi obiettivi politici: evitare il riconoscimento pubblico delle unioni di fatto, di qualunque genere esse siano. Stando al salvi-pensiero, quel “pasticcio giuridico” chiamato Dico non ha diviso solo il Paese ma persino il centro-sinistra e secondo linee di frattura difficili da immaginare a priori, visto che il Presidente della sinistra democratica per il socialismo europeo ha posizioni più ragionevoli di una radical-chic da salotto e pesino di una cattolica democratica dans temps. (c.v.)