“Salviamo il bipolarismo insieme al Pd, con legge elettorale e primarie”
22 Novembre 2011
Un’analisi a tutto tondo sui primi passi del governo Monti rispetto ai quali Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori Pdl, intravede alcuni elementi di continuità con l’azione del governo Berlusconi. Ma anche un ragionamento articolato e di prospettiva con l’obiettivo di rafforzare il bipolarismo nell’ottica di un confronto aperto e il più possibile sereno col Pd sulle riforme da fare in Parlamento: dalla legge elettorale al rafforzamento dell’esecutivo, dalla riduzione di deputati e senatori alle primarie regolate dalla legge per selezionare le cariche elettive.
Senatore Quagliariello state cedendo? Il sostegno a Monti, l’apertura sull’Ici. Che fate sulla patrimoniale?
Chiariamoci: o l’Italia è in pericolo o non lo è, o rischiamo il fallimento o no.
Prosegua.
Stiamo scontando il fallimento dell’Europa e l’amor di patria impone responsabilità. Ciò detto, dire Ici o patrimoniale è solo evocare un titolo. La discussione si fa sui contenuti.
Quali sono i paletti che mettete sul programma?
Premesso che in un momento come questo non è un cedimento concedere un margine ai propri principi, anche ai più radicati. E premesso che non faremo l’errore commesso ai tempi del governo Dini di regalare ad altri il governo dell’emergenza, i paletti sono che avremo come bussola il binomio rigore-crescita e che le tasse devono restare un complemento e non le portagoniste di questa fase. Per ora, Monti ha illustrato una cornice, bisogna vedere il quadro.
Qualche tocco di pennello c’è stato.
Dai tocchi mi pare ci sia una continuità con le riforme fatte da Sacconi, sul welfare, e una continuità di approccio sul tema del federalismo fiscale, confermato dal decreto su Roma Capitale. Possiamo dire che gli elementi per stare tranquilli sono maggiori di quelli pe cui agitarsi.
In base a quali criteri voterete le misure?
La protagonista dei tempi attuali è la crisi, se la stampa internazionale oggi arriva a prevedere la fine dell’euro nel 2012. E anche osservando i dati di Borse e spread, solo dei provinciali potevano pensare che bastasse il passo indietro di Berlusconi per la resurrezione dei mercati. Quindi verso Monti utilizzeremo questo criterio: appoggeremo il governo fino a quando ce lo consiglierà la responsabilità di cui siamo stati capaci, sapendo che si porrà un criterio di rientro nella democrazia.
Criterio un pò fumoso.
Nient’affatto.Il problema non è solo italiano ma europeo. Ricorda come doveva nascere l’Europa di De Gapseri o Adenauer? Ogni paese avrebbe dovuto progressivamente cedere sovranità a uno Stato sovranazionale europeo. Bene, oggi ci sono istituzioni economiche ma non organi di riferimento politici. Questo tema riguarda noi e pure gli altri. Sia il popolarismo sia la socialdemocrazia sono parte della crisi e si trovano di fronte a sfide inedite. Oggi più che mai occorre un dibattito teorico su come l’Europa può trovare un suo profilo senza rinunciare all’idea che la democrazia si fonda sulla sovranità del popolo.
Apriamo il dibattito sui paritti. E’ iniziato il dopo Berlusconi. Che ne sarà del Pdl?
Io non credo al ‘dopo’ e non credo che Berlusconi abbia completato la sua mission. Nella sbornia dell’antiberlusconismo è passato il concetto che in questi 17 anni c’è stato solo Berlusconi al governo e nulla attorno. La storia è più complessa. Siamo stati al governo e all’opposizione, abbiamo fatto una traversata nel deserto, abbiamo costruito un sistema di alleanze, e il tutto con Berlusconi protagonista e mai dietro le quinte. Ora spetta sempre a lui conquistare la durata per quei cambiamenti epocali che ha introdotto: il bipolarismo e il partito dei moderati. Sarà il grande agevolatore di questo risultato da qui al 2013.
Non vede il rischio che questo governo sia lo strumento per realizzare un diverso bipolarismo?
In questo governo ci sono due anime prevalenti:una di matrice azionista torinese, vicina alla sinistra, un’altra cattolica culturalmente di centrodestra. Queste anime possono essere assorbite dai due poli se Pd e Pdl si mostreranno all’altezza, oppure possono diventare lemenento di disgregazione del bipolarismo, del Pd e del Pdl. Diciamo così: la fase è aperta e il governo tecnico, paradossalmente, ha creato i presupposti per una grande vivacità politica. E, per dirla con Popper, la politica è governata dalle conseguenze inintenzionali: c’è la possibilità che contro le intenzioni dei suoi artefici questa fase porti a un bipolarismo ancora più strutturato.
E di intenzionale cosa propone per la tenuta del Pdl?
In entrambi gli schieramenti ci sono spinte per rafforzare il bipolarismo e questa è l’occasione per trovare un terreno comune su alcuni temi. Guardi, io sono convinto che la Corte non ammetterà il referendum perchè il quesito è incostituzionale e perchè è venuto meno l’obiettivo di far fuori Berlusconi. Io dico al Pd: a prescindere dal referendum, ragioniamo su come difendere il bipolarismo discutendo di legge elettorale, regolamenti parlamentari, bicameralismo, riduzione di deputati e senatori, rafforzamento dei poteri dell’esecutivo. E aggiungo: primarie regolate dalla legge per selezionare le cariche elettive. Facciamole con spirito inclusivo, senza penalizzare nessuno, tantomeno i centristi dell’Udc.
Da subito?
Cosa c’è da attendere? E poi la costruzione del nuovo bipolarismo aiuterebbe i partiti più grandi a trovare un’occasione per definirisi meglio da punto di vista identitario.
Non esiste più però il sistema delle alleanze del Pdl, con la Lega all’opposizione e l’Udc al governo con voi.
La questione è più articolata. In un sistema bipolare, non si può lasciare in un attimo il certo per l’incerto. In tal senso sono indicative le aperture del Terzo Polo alla Lega: sarebbe paradossale fossimo noi a ‘chiudere’. Dobbiamo allargare, non restringere.
Come?
All’ultima riunione del gruppo, un senatore ha detto: "Eravamo un solido tavolo con quattri gambe ai tempi della Casa delle Libertà, poi un tavolino a tre, e poi dopo Fini siamo diventati una consolle". Ecco: abbiamo un anno di tempo per trasformarci in un trespolo o tornare a essere un solido tavolo. Mai come ora la parola è alla politica.