Salviamo il Sud con la bellezza

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Salviamo il Sud con la bellezza

14 Settembre 2013

1.400 persone a casa all’ILVA di Taranto. E’ un problema rilevante ma è come parlare del bronzo, quando l’Italia sta buttando via tonnellate d’oro. In termini di occupazione e di impiego, l’industria siderurgica dell’ILVA è soltanto una piccola realtà di second’ordine rispetto alla grande miniera di lavoro, di guadagni, di sviluppi, di conoscenze, di abilità che potrebbe sortire da Taranto e dalle nostre città e che l’Italia sta buttando via come fosse liquame di vacca. L’Italia non avrà futuro finché scarterà il suo oro migliore. A pochi chilometri dall’ILVA, a pochi chilometri da dove si manifesta per il lavoro perduto, c’è Ginosa, uno dei luoghi più straordinari della nazione, infossato nella murgia e tortuoso come un serpente, lasciato cadere del tutto nell’indifferenza più totale, con le sue chiese rupestri che oramai scompaiono e un impasto di case, grotte, rocce, pendii, boscaglia, che non ha eguali se solo si sapesse far fruttare; a pochi chilometri da dove si manifesta per il lavoro perduto, c’è Laterza, una cittadina bianca e gialla con le chiese dai grandi rosoni e le strade vuote e deserte; c’è Montescaglioso, con una delle abbazie più ampie e struggenti d’Europa e un numero di visitatori che dovrebbe imbarazzare qualunque sindaco e qualunque governatore di regione; c’è Metaponto con il Tempio dorico di Hera con la spazzatura accanto e il suo enorme Museo Archeologico, il cui custode ti accende la luce delle sale quando vi entri perché sei il primo e l’unico visitatore della giornata; c’è Altamura, con la sua cattedrale incredibile e severa, fino ad est verso Bari e ad ovest verso Matera, che non ha una stazione dei treni e per raggiungerla da Firenze ci metti 12 ore, come per arrivare in Australia. Ben più dell’ILVA, l’Italia non avrà futuro finché butta via come pece le sue risorse migliori.