Salviamo la May dai sondaggisti che dissero il Regno Unito resta in Europa
31 Maggio 2017
Dopo la sospensione dettata dall’attentato a Manchester, la campagna elettorale britannica è ricominciata. Più accesa che mai ora che è tornato in campo anche il premier Theresa May: dopo la gestione esemplare (lo giurano anche i media avversi) dell’emergenza terrorismo e il G7 di Taormina, May torna a chiedere il responso degli elettori. Ad accoglierla un clima di scontro, che si fa sempre più paradossale, con la cancelliera tedesca Merkel che a Monaco, tra una birra e un’altra, dopo la reazione isterica di Juncker qualche settimana prima (aveva detto che non avrebbe più parlato in inglese, perché, ormai, è una lingua che sta perdendo importanza), ha dato prova di nervi poco saldi sostenendo che non bisogna fare troppo affidamento sul Regno Unito incamminato verso la Brexit. Ma non solo.
I soliti media – tra cui quelli italiani – raccontano di “segnali allarmanti” per i tory e di una prestazione a dir poco incerta della May nel duello televisivo a distanza con Jeremy Corbyn, il leader laburista. Gli “osservatori” descrivono una May sulla difensiva, contestata e interrotta dai risolini di sarcasmo del pubblico. E sono sempre più convinti che il primo ministro e la sua squadra stiano attraversando un momento complicato a dir poco. Come da copione la scommessa di una vittoria per il partito Conservatore è stata affidata ai numeri ballerini dei sondaggisti.
I giornaloni italiani vogliono che la forbice di distanza tra Tory e Labour si sia ridotta a 7 punti percentuali. E ci dipingono un Corbyn, socialista non pentito, che con maestria sta mostrando agli inglesi un programma destinato a garantire un nuovo welfare – nonostante i dubbi sulla sostenibilità , aggiungono. Sullo sfondo c’è un Paese che deve fare i conti con le diseguaglianza che sono tornate a crescere, insieme al malessere e dove le promesse di eliminare le rette universitarie, concedere nuovi fondi al sistema sanitario e alla scuola pubblica, stanno attirando solo consensi e per di più in quella working class che non è abituata, e non si abituerà mai, dicono ancora, a votare conservatore.
Eppure non c’è traccia, su quella stessa stampa, per esempio, di un Corbyn che durante una intervista radiofonica, proprio ieri, non è riuscito a quantificare il costo del suo programma sull’assistenza pubblica ai bambini tra i 2 e i 4 anni. “Incidente di percorso” che gli è costato l’apertura di tutti i notiziari inglesi. Nel frattempo di “sondaggi shock” ce n’è uno all’ora, e si rincorrono, mentre i titoloni si affrettano a chiarire che la distanza siderale tra Tory e laburisti è stata spazzata via. Solo un brutto incubo, insomma. Come il sondaggio di YouGov, ripreso dal Times online: i conservatori perderebbero 20 seggi, passando da 330 a 310 deputati. Il che vorrebbe dire che da un lato i laburisti potrebbero guadagnare fino a 30 seggi, con almeno 257 deputati, contro i 229 attuali. Dall’altro, che ai Tory mancherebbero ben 16 seggi per raggiungere la maggioranza assoluta e per la May sarebbe una catastrofe bella e buona. Attenzione, però, che c’è anche la nota a piè di pagina: si invita alla prudenza, perché i margini di errore sono piuttosto elevati… Pertanto nessuno dei due partiti ha, avrà , o avrebbe la maggioranza. Ah, e nel frattempo la Sterlina è andata in picchiata. Inoltre, stando a quanto segnala l’Express, questa volta, i sondaggisti hanno utilizzato un’insolita tecnica che si rifà a complessi modelli informatici.
La vera distanza siderale, in questo momento, è tra la stampa italiana e tedesca e chi guarda i giochi da vicino. “Servirebbe un piccolo miracolo per fermare i conservatori adesso, e per quanto la leadership del Labour sembri credere nei miracoli, il resto di noi deve rimanere scettico”. Peter Mandelson, architetto e stratega di quel Labour che fu di Tony Blair, è sempre più convinto che le prossime elezioni politiche saranno un vero disastro per gli avversari della May. E aggiunge, “mi aspetto che i sondaggi fluttueranno un po’ nelle prossime settimane. Ma la guida dei conservatori sarà solida”. Sarà il suo passato, ma Mandelson ha davvero una pessima opinione della leadership incarnata da Corbyn. E giusto per sconfessare le analisi italiote e in malafede, aggiunge, “c’è un elettorato in Gran Bretagna, così come in ogni Paese europeo, adatto al suo brand di sinistra. Ma la Gran Bretagna è un paese che favorisce il centro. Corbyn pretende di basare le sue politiche sull’appeal della classe lavoratrice, ma in realtà è l’elettorato della classe media più idealistica a supportarlo”. Ma non è solo Mandelson, dal lato sinistro della scacchiera, a dimostrare poca fiducia nei sondaggi. Ed Miliband, ex leader laburista, a cui era stata pronosticata una vittoria schiacciante nel 2015, ha twittato: “Ho rimosso i sondaggisti dalla mia rubrica dal 2015”.
Per Mandelson, la ‘lady di ferro bis’ ha “interpretato il referendum dell’anno scorso come una richiesta di resettare la politica britannica. Vuole rilanciare l’immagine dei conservatori agli occhi di chi è stato lasciato indietro economicamente e chi sente che le proprie idee vengono ignorate”. Ma soprattutto un laburista come Mandelson ha notato che il premier sta “anche rispondendo ai bisogni di cura tra la popolazione che continua a invecchiare, adottando un approccio schietto e distinguendo tra gli anziani bisognosi e quelli più benestanti. Questo è un modo di contenere i costi di una popolazione che invecchia”. Lady di Ferro bis, ma a quanto pare con politiche sociali un po’ diverse dalle frazionali ricette della Thatcher.
Alla May non è certo sfuggita la vulnerabilità dei laburisti, e non vede l’ora di archiviare queste elezioni per dare, finalmente, un senso alle trattative con Bruxelles: il Regno Unito, secondo lei, non ha alcuna intenzione di cedere al ricatto della Ue e di rendere più morbidi i toni nei confronti degli ormai ex partner europei. Se necessario la Gran Bretagna uscirà anche sbattendo la porta perché “nessun accordo è meglio di un cattivo accordo”. Tutto il contrario del suo avversario, Corbyn, un negoziatore “solo e nudo” – come lei lo ha definito – che in una sua ipotetica partita a scacchi con l’Ue, sarebbe incapace di battere i pugni sul tavolo. Dicono. Proprio questa mattina Corbyn ha promesso di lasciare in Inghilterra le centinaia di lavoratori non qualificati anche dopo la Brexit. O forse annullerà , chissà , il referendum così da far uscire finalmente dall’incubo le élite che da quel voto non hanno più dormito sonni tranquilli.