Samorì tra Chavez e Von Hayek: “Patrimoniale per i super ricchi”

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Samorì tra Chavez e Von Hayek: “Patrimoniale per i super ricchi”

10 Novembre 2012

E’ un personaggio singolare l’avvocato Samorì, il milionario spuntato dal cilindro del Cav. ospite a “In Onda”. Annuncia di scendere in campo per le Primarie del PdL, promette di raccogliere firme in tutta Italia (iniziando dalla Sicilia), indica il 17 e 18 novembre come la data utile per la grande convention di Chianciano che lancerà la sua candidatura. Vorrebbe azzerare i vertici apicali del partito e attacca il segretario Alfano: “Non ha un programma adatto a gestire l’Italia, è buono su singoli aspetti ma costringe a giocare di rimessa, chi si candida alla guida del Paese deve averne uno strategico”. E passa a declamare il suo manifesto per l’Italia.

Nel merito*: riduzione del debito pubblico puntando all’oro della Banca d’Italia, cessioni di patrimonio dello stato, ma soprattutto, tremi lo zero virgola del popolo italiano, una patrimoniale per chi ha più di 10 milioni di euro. Samorì sogna una imposta dal 3 al 5 per cento, progressiva, che produrrebbe un gettito di 250/300 miliardi, ma non spiega esattamente quanti sono i multimilionari che conservano le loro ricchezze nel Belpaese.

Ancora, riduzione del carico fiscale partendo dai ceti medio bassi (“stiamo distruggendo il nostro settore produttivo, abbiamo portato alla fame i lavoratori per bene e depresso i consumi”) e innovazione (“tra 5 anni in Italia solo auto elettriche”, qualcuno avverta la FIAT). Insomma, un cocktail bizzarro fra Chavez e Von Hayek. Quello italiano è stato e resta un “capitalismo clientelare”, quando in un Paese il mercato non funziona “il sistema s’ingrippa”. Se dovesse perdere le Primarie, “non tornerò indietro”. Un nuovo partito è alle porte, ma questo Samorì non lo dice chiaramente.

(* "nel merito", grazie alla precisazione dei nostri attenti e solerti lettori).