Samsung nella bufera: chiesto arresto vicepresidente

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Samsung nella bufera: chiesto arresto vicepresidente

16 Gennaio 2017

La magistratura sud coreana ha chiesto un mandato di arresto per Jay Y. Lee, vicepresidente di Samsung. Le accuse principali riguardano soprattutto episodi di corruzione. Una svolta sorprendente per il rampollo della famiglia più ricca della Corea del Sud che ha governato per decenni la multinazionale. Lee, 48 anni, di fatto capo del gruppo Samsung e vice presidente di Samsung Electronics Co., è accusato di aver materialmente versato tangenti che l’industria di elettronica aveva destinato ad un amico intimo del presidente sudcoreano Park Geun-hye in cambio del sostegno del governo per l’attuazione dei piani di successione all’interno della dirigenza della multinazionale.

Jay Y. Lee è stato sottoposto ad un interrogatorio di 22 ore di fila la scorsa settimana, nell’inchiesta che ha raggiunto i più alti vertici del potere politico ed economico in Sud Corea. Il mandato d’arresto deve essere ora confermato dal tribunale che, secondo quanto annunciato dalla Corte distrettuale di Seul, dovrebbe riunirsi mercoledì. 

Entrando nei dettagli dell’inchiesta è stato reso noto che Lee è sospettato di aver approvato dei versamenti a Choi Soon-Si, braccio destro della presidente, per ottenere dei favori da parte del governo.

Lo scandalo ha sconvolto la vita politica ed economica della Corea del Sud. Tutto è incentrato su Choi, amica di lunga data della presidente, che avrebbe usato la sua influenza sulla leader per raccogliere denaro – sotto forma di “donazioni” – per qualcosa come 70 milioni di dollari. Choi è stata arrestata, mentre Park ha subito dal parlamento un voto di impeachment.

In particolare l’accusa sospetta che le tangenti pagate a Choi siano servite per assicurarsi il via libera del governo alla fusione tra due unità della Samsung. Si tratta di un’operazione fondamentale nel processo di trasferimento del potere dalla seconda alla terza generazione della famiglia che controlla il gigante dell’economia sud coreana.