Sanità e servizi sociali, le bandiere di Vendola che non sventolano più
10 Gennaio 2011
Vendola ha vinto due elezioni regionali esibendo con indiscutibile efficacia una serie di accattivanti bandiere che, ciascuna per sé e tutte insieme, hanno alimentato il suo mito. Le principali sono state una Sanità migliore e trasparente, mirata al cittadino utente e senza ticket né tagli, un vigoroso potenziamento dei servizi sociali, in funzione soprattutto del sostegno ai più deboli e ai disagiati, le energie “pulite” in alternativa a quelle inquinanti e, ancora, l’acqua pubblica e gratuita. Ad oggi, però, non c’è nessuna di queste bandiere che continui a sventolare sulla concretezza delle politiche regionali e sulla vita quotidiana dei pugliesi.
In materia di Sanità, dopo il tracollo della trasparenza con gli scandali a ripetizione che hanno travolto di fatto un’intera Giunta e dopo l’allungamento all’infinito delle liste d’attesa in un crescente degrado sei servizi, siamo di fronte ad un taglio spietato di ospedali e reparti, al blocco del turn over del personale medico ed infermieristico, al ritorno indiscriminato dei tickets.
I servizi sociali, a cominciare da quelli a favore dei disabili, sono stati smantellati alla chetichella già nel marzo scorso (del.658/2010), e cioè molto prima della manovra estiva di Tremonti, mettendo in atto quella che molti hanno definito una “macelleria sociale” furbescamente resa nota ad elezioni avvenute. In compenso, restavano intonsi i fondi per la comunicazione istituzionale, vale a dire per l’auto-propaganda di Vendola.
Le energie “pulite”, poi, si stanno rivelando – per riconoscimento dello stesso Vendola – inquinate da infiltrazioni criminali, tant’è che ne è stata bloccata la proliferazione, peraltro non senza abusi ai danni di imprese sedotte e bidonate.
L’acqua, che doveva essere “pubblica a gratuita”, mentre nel resto d’Italia se ne abbassano i prezzi, costa dal 1 gennaio scorso a famiglie ed imprese pugliesi il 17,5% in più e continuerà a rincarare ininterrottamente fino al 2018, con un pretesto impudente ed imprudente, dato che per gli annunciati investimenti Vendola aveva ereditato da Fitto e Berlusconi un miliardo e 300 milioni di euro.
In compenso, è stato presentato un mega-piano da 300 milioni di euro per il lavoro che segue – nella serie dei reboanti annunci di fine anno – ai piani per l’azzeramento delle liste d’attesa in Sanità, che invece si sono allungate all’infinito, e per il sostegno alle imprese, che non devono avere avuto a loro volta successo se la Puglia è la Regione che negli ultimi anni ha perso la maggior percentuale di posti di lavoro, come dicono i dati Bankitalia, mentre una graduatoria del Sole24Ore la colloca, per lo stesso periodo, all’ultimo posto come risultati economici.
Ove poi si consideri che tali risorse erano state rese disponibili dalla Comunità europea fin dal 2007 e che trattasi in gran parte delle stesse del Piano di cui sopra per le imprese in una sorta di variante nostrana delle “mucche di Fanfani” o degli “aerei di Mussolini”, Vendola dovrebbe semmai scusarsi per il ritardo con i nostri disoccupati ed i nostri giovani cervelli costretti ad emigrare. Con buona pace anche degli “spiriti bollenti” che si sono dovuti rapidamente raffreddare.