Sanità, tanti problemi e ancora poche soluzioni
20 Dicembre 2011
Al pronto soccorso del Veneziale di Isernia è scattato il blocco dei ricoveri. Non è la prima volta che accade. Alcuni pazienti – fa sapere il personale – sono fermi nel reparto da 48 ore. Presentano gravi problemi di salute, ma per loro non c’è posto in alcun ospedale perché i posti letto scarseggiano. È una delle drammatiche conseguenze dei tagli dettati dai piani di riordino della sanità. Ma i pazienti “parcheggiati” in corsia non sono l’unico problema.
Da mesi i dipendenti protestano anche per la carenza di personale. Una problema vecchio, per colpa del quale non si riesce a far fronte a tutte le richieste dell’utenza, tenuto conto del fatto che il numero dei pazienti è persino aumentato, anche per via del ridimensionamento delle strutture ospedaliere di Agnone e Venafro. Da qualche settimana medici e infermieri del reparto d’emergenza isernino stanno dando vita a una singolare protesta silenziosa. Lavorano con il lutto al braccio. Imitano i lavoratori giapponesi: scioperano, ma continuano a fare il loro dovere. Ciononostante, più di qualche medico è stato denunciato dai pazienti che non hanno ottenuto le risposte che chiedevano.
I vertici della Asrem (l’azienda sanitaria del Molise) avevano garantito una soluzione. Dopo l’ennesima protesta del personale, avevano promesso di provvedere al più presto. Ma i rinforzi non sono arrivati. Neanche dopo il sit-in di protesta organizzato dal movimento del "Guerriero sannita". Gli accordi siglati tra la Asrem e i dipendenti sono rimasti sulla carta, almeno per ora. Né le cose vanno meglio al pronto soccorso del Cardarelli di Campobasso. I tagli imposti dal governo nazionale impongono scelte dolorose. La coperta, improvvisamente, è diventata troppo corta per coprire le esigenze di tutti, dopo che per decenni si sono spesi evidentemente troppi soldi pubblici creando reparti doppione e coltivando inutili sprechi. Ora, però, è finita l’epoca delle vacche grasse, visto che da Roma arrivano sempre meno soldi e sempre più ultimatum. Una sola parola d’ordine: tagliare. Ma non è semplice, quando di mezzo c’è la salute dei cittadini. Del resto, le battaglie legali dei comitati nati in difesa dei presidi ospedalieri più piccoli dimostrano che questa non è una semplice questione campanilistica. La salute è un diritto garantito dalla Costituzione. Ed è un diritto che va garantito anche nelle aree interne, dove i freddi numeri sono penalizzanti.
Non a caso, il Tar del Molise nei mesi scorsi ha accolto il ricorso presentato in difesa dell’ospedale di Agnone, cittadina di montagna che serve anche gli utenti del vicino Abruzzo. Riconoscendo queste peculiarità, i giudici del tribunale amministrativo molisano hanno di fatto congelato le delibere dei commissari della sanità regionale, che davano il via libera al ridimensionamento del San Francesco Caracciolo. Nei giorni scorsi un analogo provvedimento ha riacceso le speranze del comitato che si batte per il Vietri di Larino (ottenuta la sospensiva, si entrerà nel merito a ottobre del 2012). Nel frattempo, tra una manifestazione di protesta e l’altra, alza la voce anche il comitato pro Santissimo Rosario di Venafro. “Chiedo un incontro urgente – dice Gianni Vaccone, portavoce del comitato – con il neo assessore alla sanità Filoteo Di Sandro, con il governatore Michele Iorio e con il direttore generale dell’Asrem, Angelo Percopo. Con loro intendo discutere il futuro dell’ospedale cittadino. Di cui non si sa più nulla, se non che lo stanno smantellando, giorno dopo giorno”. Neanche a Larino e ad Agnone, comunque, si canta vittoria. I primi effetti dei tagli si fanno sentire. Il presidio altomolisano comunque ha perso il suo punto nascita. Ridimensionati anche altri servizi fondamentali, mentre si aspetta ancora l’attivazione di un punto di primo soccorso, una sorta di compensazione studiata dai commissari per neutralizzare, almeno in parte, il ricorso pendente al Tar. Il progetto di riorganizzazione va avanti: il trasferimento del personale provoca comunque la chiusura dei reparti o, perlomeno, non consente di offrire un servizio efficace agli utenti.
Il leader dell’opposizione alla Regione, Paolo Di Laura Frattura, prova a dare la sua soluzione: “Riportare a posto i conti nella disastrata sanità molisana attraverso una drastica riduzione della mobilità passiva e con il conseguente aumento della mobilità attiva si può fare. Ma se si persegue sulla strada della politica ottusa dei tagli, la situazione sarà destinata a peggiorare perché i molisani, a frotte, andranno a farsi curare altrove”. Facile a dirsi. Certo è che neanche il centrodestra intende mandare giù questa pillola amara. La parlamentare del Popolo della libertà, Sabrina De Camillis, di recente ha attaccato il sub commissario alla sanità Morlacco, poiché ha deciso il “ridimensionamento della rete ospedaliera molisana senza garantire i livelli di assistenza per i nostri cittadini”. La deputata del Pdl propone di attivare una task force sull’emergenza sanitaria e chiede l’apertura di un confronto tecnico-istituzionale che consenta di dare risposte ai cittadini, in linea con i dettami della Costituzione. La verità è che uscire dall’impasse non è affatto facile. Forse neanche una bacchetta magica sarebbe in grado di scongiurare i tagli. Questi – è opinione diffusa – potranno essere rimandati ancora per un po’. Ma prima o poi, quasi sicuramente, bisognerà farsene una ragione.