Sanità, Vendola rinviato a giudizio per abuso d’ufficio

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Sanità, Vendola rinviato a giudizio per abuso d’ufficio

25 Luglio 2012

La notizia giunge nel pomeriggio di ieri: è stato disposto il rinvio a giudizio del Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e dell’ex Direttore Generale della Azienda Sanitaria Locale di Bari, Lea Cosentino, per concorso in abuso d’ufficio. La richiesta, partita dalla Procura di Bari, riguarda la già nota vicenda della nomina del professor Paolo Sardelli a primario dell’Unità operativa complessa di chirurgia toracica del presidio ospedaliero San Paolo di Bari.

I fatti risalgono al periodo tra il settembre 2008 e l’aprile 2009: “Nel 2008 – dichiarava la Cosentino ai pm – era andato in pensione il professor Campagnano, molto bravo e infatti quel presidio andava molto bene. Bandimmo il concorso e Vendola mi chiese di procedere velocemente e sponsorizzò la nomina del dottor Sardelli del policlinico di Foggia, suo amico e secondo lui molto bravo: espletai il concorso ma il dottor Sardelli non presentò la domanda confidando di poter essere collocato presso il Di Venere in una istituenda unità complessa. Quando Sardelli appurò tramite Francesco Manna, già capo di gabinetto di Vendola, che l’istituzione dell’unità di chirurgia complessa del Di Venere non si sarebbe realizzata, Vendola mi chiese insistentemente di riaprire il concorso per consentire al dottor Sardelli di parteciparvi. Io a fronte di tali richieste e nonostante fosse stata già composta la commissione che non si era ancora riunita, riaprii i termini del concorso, anche se non ero d’accordo, con la scusa di consentire il massimo accesso a tutte le professionalità. Era chiaramente una forzatura ma Vendola mi disse di farlo perché mi avrebbe tutelata”. L’esito del concorso fu, neanche a dirlo, favorevole al professore Paolo Sardelli, “risultato il più titolato”. Sempre la Cosentino, emblematicamente denominata “Lady ASL”, avrebbe riferito agli inquirenti una frase pronunciata dal Governatore Vendola, “Quel concorso deve vincerlo Sardelli”.

La vicenda si inquadra nelle indagini condotte dalla Procura di Bari, indagini che hanno toccato a più riprese il Presidente, Nichi Vendola, accusato di aver interferito per favorire medici o dirigenti targati Pd o Sel. Nella primavera di quest’anno era emersa la notizia di una precisa richiesta rivolta dallo stesso Vendola al Vicepresidente del Csm, Michele Vietti, volta ad ottenere l’accesso agli atti della Procura di Bari inerenti le numerose questioni della sanità pugliese, dalla inchiesta VI.RI. srl (appalti truccati per lo smaltimento dei rifiuti speciali), a quella sul Miulli, fino alla nomina del professore Sardelli. Ufficialmente tale richiesta, sollecitata ben due volte, era volta ad appurare eventuali atti di diffamazione da parte degli organi di stampa; in realtà, vi era verosimilmente il preciso intento di valutare i passi da compiere.

La difesa del Presidente Vendola era stata netta: “Io so che ho operato secondo buona coscienza: oggi non sono nella condizione di potermi difendere sull’ultimo schizzo di fango. Non sono abituato a indicare complotti, io sono una persona perbene , faccio le domande non do risposte, ma le inchieste di cui parliamo da tre anni sono sempre le stesse”, e ancora “Sono un buon boccone da divorare, sono un buon bersaglio, ma non mi sento vittima di un complotto”. Accanto al Governatore si erano schierati esponenti del mondo politico, fra i quali il Presidente della Commissione Sanità, Dino Marino (PD), con parole piuttosto decise. “Chi accusa Vendola – ha detto – vuole minarne le capacità di governo dimostrata in questi anni e la sua risaputa estraneità alle vicende di malasanità”.  

Nei fatti, a distanza di qualche mese, gli inquirenti hanno ritenuto di procedere con la richiesta di rinvio a giudizio; il prossimo 27 Settembre si terrà la prima udienza preliminare dinanzi al GUP del Tribunale di Bari, Susanna De Felice, per decidere sulle due richieste di rinvio a giudizio. E mentre il Governatore ribadisce di non avere alcuna colpa, per aver scelto “il migliore”, dall’altra parte il Pdl conferma la fiducia negli inquirenti: “Noi siamo garantisti fino in fondo”.