Sanitopoli, Vendola non risponde alle accuse e preferisce parlare del Cav.

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Sanitopoli, Vendola non risponde alle accuse e preferisce parlare del Cav.

04 Agosto 2009

“Fino a prova contraria non sono iscritto in nessun registro degli indagati e, poiché la mia vita la conosco, so che non potrà mai accadere”. Il Governatore della Puglia Nichi Vendola si dice convinto che le inchieste sulla gestione della sanità, che in queste ultime settimane stanno coinvolgendo l’attività della giunta regionale pugliese, non lo riguardino affatto. Eppure ieri la Guardia di Finanza di Bari, su provvedimento del pm Desirè Digeronimo, ha visitato proprio gli uffici della sede del Consiglio regionale e i Carabinieri hanno annunciato un’analoga visita nella sede dell’assessorato regionale alle Politiche della salute.

Le Fiamme Gialle hanno acquisito vari atti e una serie di consulenze esterne, sempre in ambito sanitario, una delle quali riguarda l’attuale assessore regionale alle Politiche della salute Tommaso Fiore, medico anestesista. L’attenzione della Procura è puntata, in particolare, sull’art. 14 della legge regionale 19/2008 sulle “disposizioni urgenti relative all’agricoltura e alle politiche della salute” che contiene articoli relativi, tra gli altri, alla proroga delle funzioni dei direttori generali, amministrativi e sanitari, alla revisione della pianta organica delle farmacie, all’appropriatezza dei ricoveri ospedalieri e a prestazioni di medicina fisica e riabilitativa. Al vaglio degli inquirenti la normativa che modifica i criteri per autorizzare l’apertura di nuove farmacie nei comuni pugliesi con popolazione sino a 12.500 abitanti ci debba essere una farmacia ogni 3.500 abitanti (il limite fissato con legge nazionale è di 5.000). Contro questo articolo, e sull’art.8 della stessa legge (“Immodificabilità delle quote di spettanza del prezzo dei farmaci”), il governo l’anno scorso ha proposto ricorso dinanzi alla Corte costituzionale, ritenendo entrambi illegittimi.

Per quanto riguarda le consulenze esterne, sempre in ambito sanitario, nel mirino dei carabinieri ci sarebbe una consulenza fatta, per conto del Policlinico di Bari, dall’attuale assessore regionale alle Politiche della salute e medico anestesista Tommaso Fiore nel giugno-luglio 2006. L’ordine di esibizione fatto dal pm inquirente Desirè Digeronimo riguarda anche i documenti di tutte le consulenze esterne chieste dall’assessorato regionale alla Sanità e dall’ Ares, azienda regionale per la sanità. A quanto pare, nel periodo in questione, l’assessorato regionale alla Sanità chiese una consulenza all’Università-Policlinico, che delegò Fiore. La consulenza durò un anno e venne retribuita. “Successivamente – spiega lo stesso assessore – il presidente della giunta regionale Nichi Vendola mi chiese di prorogare la consulenza e di essere suo consulente personale per il settore della sanità. La consulenza al presidente è stata da me offerta, a titolo gratuito, dal 2007 al 2008”.

Il caso della “Sanitopoli” pugliese ha alzato un polverone non solo giudiziario ma anche politico: le inchieste richiamano infatti la questione morale, tema reiterato dalle file del Pd quando, al centro delle polemiche, si trovava il premier Berlusconi per il “Casoria-gate”.

Un argomento che Vendola riesce a sfruttare con abilità, facendolo diventare il punto forte della sua azione di governo e uno strumento di autoassoluzione preventiva: “Chi esercita i pubblici poteri sa benissimo di essere soggetto ad accertamenti. In ogni settore in cui ci siano necessità di approfondimenti o eventuali zone di ombra, offriremo il massimo della collaborazione istituzionale alla guardia di finanza, costruendo modelli esemplari di collaborazione di cui noi ne siamo orgogliosi”. Per il Governatore, infatti, la presenza di fenomeni illeciti in Puglia è in linea con il resto d’Italia ma, l’unica differenza è che le altre regioni non hanno avuto la stessa attenzione dei mass media (“C’è una specie di accanimento terapeutico su di me”) né la stessa reazione politica (“La Puglia è il posto in cui si è reagito con più forza”).

Il presidente della Regione non risparmia accuse: “Nella vicenda pugliese c’è una questione morale che è dimostrata, che riguarda un determinato sistema affaristico che si è insediato stabilmente negli anni in cui i fratelli Tarantini e Tato Greco erano gli eroi di un malaffare istituzionale”. Ma Vendola assicura che, a differenza del governo precedente, noi non abbiamo messo la testa sotto la sabbia. Abbiamo reagito con atteggiamenti anche molto duri contro qualunque elemento di immoralità”.

Una dichiarazione che non ha convinto affatto gli esponenti della maggioranza. Il capogruppo Fi-Pdl alla Regione Puglia Rocco Palese chiede al presidente della Regione Puglia di aspettare gli esiti dell’inchiesta prima di autoassolversi. Palese non esita infatti a sottolineare che “l’atteggiamento sprezzante e sempre più certo della propria impunità e immunità” potrebbe condizionare la serenità di chi indaga e ricorda che Vendola “non sarebbe né il primo né l’ultimo pubblico amministratore italiano a ritrovarsi iscritto nel registro degli indagati pur ‘conoscendo la propria vita’”.

Molto più dura la richiesta di dimissioni immediate avanzata dal presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri: “Ma i moralisti in servizio permanente effettivo della sinistra – chiede Gasparri in una nota – sullo scandalo pugliese non hanno altro da dire che parole di autoassoluzione? La scossa che D’Alema aveva previsto e che sta travolgendo il suo partito ed i suoi apparati non può rimanere priva di conseguenze”. Per Gasparri la Sinistra sta utilizzando le istituzioni in maniera vergognosa: “Proprio loro che hanno imbastito polemiche di ogni genere e di ogni tipo su vicende francamente marginali dovrebbero essere coerenti. Vendola a casa – conclude il senatore – è una priorità per fronteggiare l’emergenza democratica che sta travolgendo la Puglia”.