Sarà pure un rischio per l’euro ma l’Italia ha il deficit sotto controllo

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Sarà pure un rischio per l’euro ma l’Italia ha il deficit sotto controllo

12 Gennaio 2012

Se solo l’altro ieri l’agenzia di rating Fitch indicava nuovamente l’Italia, con il suo enorme debito e con previsioni di crescita zero per il 2012, come fattore di rischio per la tenuta dell’eurozona. Sempre ieri  l’agenzia di rating è tornata alla carica con David Raley affermando che la Bce dovrebbe continuare l’acquisto di titoli di debito italiani per salvaguardare la tenuta dell’edificio monetario dell’euro.

Di fatto c’è preoccupazione in certi ambienti finanziari sulla reale tenuta dell’euro e sul livello di pressione che la moneta europea potrà sostenere visto le turbolenze in arrivo con il rinnovo di quelle centinaia di miliardi in titoli di debito italiani, francesi e spagnoli che tra Febbraio e Maggio andranno a scadenza. Ieri è stata una giornata di segnali non incoraggianti per la crisi europea.

In Germania il Pil tedesco è cresciuto nel 2011 del 3% (in linea con le aspettative degli analisti) contro il 3,7% del 2010. Si tratta di un dato che dice che nel quarto trimestre l’economia tedesca ha registrato una contrazione dello 0,25% rispetto ai tre mesi precedenti. Non esattamente una notizia incoraggiante per l’Europa, con l’unica economia trainante in crisi, e se non ancora in crisi, che accenna a rallentare la corsa.

A compensazione delle cattive notizie in arrivo da tutte le parti ieri v’è stato spazio almeno per una buona nuova. L’Istat ha infatti divulgato il conto economico delle amministrazione pubbliche del terzo trimestre del 2011, dal quale emerge una diminuzione dell’indebitamento netto della amministrazioni pubbliche italiane pari al 2,7% del Pil italiano con una di munizione dello 0,8% del Pil. Un rapporto deficit-Pil che dice che l’Italia è, almeno sul fronte deficit, tra i primi della classe tra i grandi paesi dell’Europa.

Si tratta di un dato è positivo solo perché confrontato con lo stesso trimestre del 2010. Infatti due anni fa, nello stesso trimestre, il debito della amministrazioni pubbliche si attestava al 3,5% del Pil. In più, nei primi nove mesi 2011, il rapporto tra deficit e Pil è stato pari al 4,3% nei primi nove mesi del 2011, inferiore di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2010 (all’epoca si attestava al 4,6%).

Questi i dati dell’Istat sull’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche. Il miglior dato dai primi nove mesi del 2008. Mentre sempre nel terzo quarto del 2011 la spesa delle amministrazioni pubbliche è diminuita in termini tendenziali dello 0,4%.

Ovviamente il dato di per sé dice solamente che lentamente, e sotto i colpi di Lady Spread, le autorità pubbliche italiane – e in particolare il governo di Monti – si stanno ponendo il problema di contenere la spesa, benché il problema resti principalmente l’enorme stock del debito da 1,9 trilioni di euro.

Certamente la manovra Monti con i suoi prelievi fiscali una tantum non favorisce la possibilità che l’Italia affronti diversamente la silenziosa recessione nella quale l’Europa, e forse gli Stati Uniti, sono caduti. Se il problema dello Stato italiano è lo stock di debito rispetto al Pil, la soluzione per una sua riduzione, da una parte è la possibilità di tagli significativi alla spesa pubblica ma anche un innalzamento del Pil.

Per questo l’unica notizia che valga la pena riportare dall’incontro Merkel-Monti ieri a Berlino è ‘il comune impegno per la crescita’ d’Italia e Germania. D’altronde chi non è per la crescita economica. Il punto è che dovrebbe esistere un minimo di consequenzialità tra parole e fatti. Tasse troppo alte non hanno fatto crescere mai alcun paese in difficoltà sulla tenuta della finanza pubblica e appena entrata in recessione.