Sarkozy e il suo “editto bulgaro” (molto più efficace)
07 Aprile 2010
di redazione
“Nella notte del 9 Marzo un post sotto pseudonimo è stato pubblicato su un blog ospitato dal sito del nostro giornale ed è stato attribuito ad esso. Il 21 marzo, il direttore generale di Newsweb, ha ammesso che uno dei suoi collaboratori era l’autore del blog. Le dimissioni di entrambe sono state accettate. Esprimiamo il nostro rammarico alla coppia presidenziale e presentiamo le nostre scuse agli internauti”, si conclude così un laconico comunicato de Le Journal du Dimanche, la testata francese finita nel mirino di Sarkozy dopo aver pubblicato delle notizie non verificate sui presunti tradimenti fra il presidente francese e la premiere dame Carla Bruni.
Non siamo all’Affare Dreyfus e la Francia resta pur sempre il Paese che nel 1789 diede i natali alla libertà di stampa, fatto sta che, dopo aver diffuso le voci sulla relazione di Carla con il cantante Biolay , il direttore marketing di Newsweb e la blogger Aude Barone si sono dimessi. Secondo Le Monde e Le Nouvel Observateur, i due avrebbero accettato di farsi da parte dopo le pesanti pressioni effettuate dall’Eliseo sul gruppo Hachette, l’editore del Jdd. “Non ho un secondo, nemmeno mezzo secondo, da perdere con queste elucubrazioni” ha commentato Sarkò impegnato in un vertice bilaterale a Londra con Gordon Brown. Oggi la procura di Parigi ha addirittura aperto una inchiesta preliminare sull’accaduto. E’ evidente che il Presidente Sarkozy non ami particolarmente i giornalisti che gli rompono le scatole, come quando se la prese con i reporter di France 3 rapiti in Afghanistan, spiegando che avevano commesso “una imprudenza” e che “hanno fatto correre dei rischi alle nostre forze armate”, oppure quando licenziò il Direttore di Paris Match che aveva messo in copertina la sua ex moglie Cecilia. Un atteggiamento in parte addolcito quando Sarkò si trova di fronte affascinanti mezzibusti come la bionda Laurence Ferrari, che ha scalato rapidamente la tv di stato francese forte delle simpatie presidenziali.
Ovvio che leggendo quel che è accaduto in Francia scatti spontaneo un paragone con l’Italia, dove, come scrive ironicamente Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera di oggi, “è vero che nel 2002 il Cavaliere annunciò e ottenne l’esclusione dalla tv pubblica di Biagi Luttazzi e Santoro, e quell’errore gli viene ancor oggi giustamente rinfacciato. Ma negli ultimi otto anni Berlusconi non è riuscito a zittire nessuno”. Secondo l’editorialista del Corsera, a differenza di Sarkò, il Cav. non sarebbe un “vero” cattivo perché in fondo ama più blandire che punire, ma “Sarkozy deve far fronte a un atteggiamento spesso più severo sulle cose importanti”, come quando Le Figaro – giornale di destra – lo inchiodò alla faccenda della raccomandazione al figlio Jean, sistemato con un blitz alla presidenza della Defense. In Francia, conclude sornione Cazzullo, “un direttore della tv pubblica che si lancia in editoriali a sostegno alle posizioni del governo gli spettatori d’Oltralpe non l’hanno ancora visto”.
A nostro parere, però, il parallelo tra Berlusconi e Sarkò rischia di essere fuorviante. A guardar bene cos’è accaduto in Francia, infatti, la questione non è tanto chi è più duro con i giornalisti, quanto il comportamento dei giornalisti stessi. In Francia il direttore del Jdd, Olivier Jay, prende carta e penna e scrive una lettera di scuse al Presidente. Ve li immaginate Santoro o Luttazzi che fanno lo stesso?