Sarkozy in Cina parla di economia, Taiwan e nucleare

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Sarkozy in Cina parla di economia, Taiwan e nucleare

26 Novembre 2007

 

Il 
presidente francese, Nicolas Sarkozy, in visita in Cina sino a domani ha
discusso col governo di Pechino del ruolo della Cina nel commercio
internazionale, dell’indipendenza di Taiwan e del nucleare.

 Sarkozy
ha arricchito i suoi incontri di un
consistente contenuto economico, chiedendo al governo di Pechino
più rispetto delle regole, nel commercio internazionale come nella gestione ambientale.
Ha definito “ingiustificato” un possibile referendum che potrebbe portare
all’indipendenza di Taiwan e riesce a incassare un assegno di venti miliardi di
euro per due maxi commesse: due reattori nucleari di terza generazione e 160
aerei Airbus.

La prima visita ufficiale di Nicolas Sarkozy a Pechino che si concluderà domani
ha segnato anche la rivincita del nucleare civile francese in Cina, sconfitto lo scorso anno in una
gara con la Westinghouse, ma è anche la conferma di un partenariato forte tra i
due paesi sia a livello politico che industriale e commerciale, avendo Pechino
particolarmente gradito la continuità della politica francese su Taiwan e
l’opposizione di Parigi a un progetto di referendum nell’isola, primo passo per
una dichiarazione di indipendenza, definito da Sarkozy una “iniziativa
ingiustificata”.

La rottura con il passato sembra in questo caso più legata ai toni e
all’incisività dei segnali lanciati, senza mai passare al livello del
confronto: la Cina ha “tutto
l’interesse a rispettare le regole del commercio internazionale”; la crescita
del paese “non può e non deve essere fatta a costo di una degrado dell’ambiente
mondiale”.

 Ma
la continuità garantisce, oltre a Taiwan, anche altri gangli sensibili della
politica cinese: il Tibet “fa parte della Cina anche se va favorito il dialogo tra i rappresentanti del
Dalai Lama e le autorità cinesi” e l’embargo europeo sulla fornitura di armi
alla Cina va tolto, si è detto
durante l’incontro.

Il fatto centrale della giornata a Pechino del presidente francese è però il
pacchetto di commesse e accordi commerciali sottoscritti tra i due paese. Per
il nucleare francese e per Areva che lo rappresenta la vendita di due reattori
di terza generazione per otto miliardi di euro è un contratto che in patria
definiscono storico, anche perché caccia i timori innescati dalla vittoria lo
scorso anno della Westighouse e dai problemi che nel frattempo sono emersi per
la costruzione della centrale in Finlandia che utilizza la stessa tecnologia
venduta a Pechino. L’accordo prevede anche la fornitura dell’uranio e dei
servizi per il funzionamento.

Sul versante aeronautico per il terzo anno consecutivo le compagnie cinesi
hanno sottoscritto in massa ordini per l’europea Airbus: 160 vettori per il
valore di 12 miliardi di euro. Il più grosso ordine mai fatto. Anche se con
cifre di lunga inferiori sono state interessate anche altre grandi aziende
francesi: EDF, Alcatel, Eurocopter, Sanofi, Alstom.

Pur con impatto immediato meno forte vi sono altri elementi da sottolineare
nella visita di Nicolas Sarkozy a Pechino, a cominciare dalla firma di un
accordo che prevede il rafforzamento tra i due paesi della cooperazione in
materia di ambiente e di cambiamenti climatici, una prima assoluta per la Cina, che si prepara a diventare la
più grande ciminiera di gas serra al mondo.