Sarkozy irrita la Große Koalition

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Sarkozy irrita la Große Koalition

02 Agosto 2007

Il presidente Nicolas Sarkozy non ha ancora compiuto cento giorni all’Eliseo, ma con il suo attivismo in politica estera ha già dimostrato grande determinazione nella difesa degli interessi francesi in campo internazionale, fino a suscitare una certa inquietudine nel governo tedesco. In più di un’occasione, Berlino ha preferito tacere di fronte alle mosse inaspettate di Sarkozy, ma il recente accordo con il dittatore libico Muammar Gheddafi per la fornitura di tecnologia nucleare ha scatenato la dura reazione tedesca.

Già prima della vittoria alle elezioni presidenziali del 6 maggio, alcune dichiarazioni di Sarkozy avevano attirato l’attenzione della classe politica in Germania. L’intenzione di non prendere troppo sul serio il patto di stabilità e le critiche al rafforzamento dell’Euro non state accolte positivamente da Berlino. Ancor più clamorosa da parte del presidente francese è stata poi la messa in dubbio dell’indipendenza della Banca Centrale Europea (Bce). Sull’argomento, tuttavia, Sarkozy ha trovato l’intesa con la cancelliera Merkel nel vertice di metà luglio e il suo approccio alla Bce si è di molto ammorbidito.

Anche le nomine ai vertici delle società e delle organizzazioni internazionali sono state oggetto di scontro tra i due governi. L’azienda aerospaziale franco-tedesca Eads, diretta fino a poco tempo fa da un francese e un tedesco, ha rinnovato il suo organigramma e ora è capeggiata da un solo dirigente, il francese Louis Gallois, appoggiato fortemente da Sarkozy. La Merkel ha incassato il colpo, ma ha dovuto subire molte critiche in Germania per non aver impedito al presidente francese di conseguire un successo personale ai danni degli interessi tedeschi. Un altro successo di Sarkozy è stata la nomina del suo connazionale Dominique Strass-Kahn alla direzione del Fondo Monetario Internazionale (Fmi). La scelta di Strass-Kahn nelle vesti di candidato europeo inizialmente non era malvista in Germania, ma poi con rammarico i tedeschi hanno scoperto che con Strass-Kahn i francesi alla guida d’istituzioni economiche d’importanza internazionale sarebbero stati quattro, anche se ormai era troppo tardi per intervenire.

Ciononostante, tali episodi non hanno avuto la forza di compromettere le relazioni tedesche. E’ stata la politica di Sarkozy verso la Libia a inasprire gli animi. Il riuscito tentativo di attribuire la liberazione delle infermiere bulgare all’intervento della first lady Cecile Sarkozy, ha lasciato i tedeschi con l’amaro in bocca, visto che a Berlino si ritiene che il fattore decisivo sia stato la paziente diplomazia del ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier. Tuttavia, a pesare ancor di più sui rapporti franco-tedeschi, è stato  l’accordo che la Francia ha siglato con il regime del colonnello Gheddafi per la fornitura di due reattori nucleari. Alcune esponenti della Grande Coalizione non hanno usato mezzi termini per manifestare il loro disappunto. Il sottosegretario al ministero degli Esteri, Gernot Erler, socialdemocratico, ha affermato che progetti di questa portata dovrebbero prima essere discusse con i partner europei perché rischiano di danneggiare la sicurezza di tutta l’Unione. I socialdemocratici hanno condannato l’iniziativa anche per ragioni ecologiche. (Nell’ultima legislatura, la Spd insieme ai Verdi aveva lanciato un programma di smantellamento delle centrali nucleari in Germania.) La costruzione di nuovi reattori decisa dal governo francese irrita non poco Erler, secondo cui “la Libia potrebbe far uso di energie rinnovabili”. Più diretto è il sottosegretario all’Ambiente, Michael Müller, per il quale “è ovvio” che nella politica di Sarkozy “la dimensione morale non conta” e che il presidente francese pensa esclusivamente in modo egoistico. Il vice leader del gruppo parlamentare dei socialdemocratici, Ulrich Kleber, accusa Sarkozy perfino di esser intervenuto nella vicenda delle infermiere bulgare solo al fine di ottenere vantaggi per l’industria nucleare francese: “L’unica cosa che contava per lui era la propaganda e il raggiungimento dei suoi obiettivi. Questo comportamento normalmente contrassegna i despoti. Perfino il presidente Bush non lo farebbe”.

Le parole dei socialdemocratici sono certamente dure, ma va osservato che l’altro partito della Grande Coalizione non ha usato toni simili nei suoi commenti. Il vice leader del gruppo parlamentare della Cdu/Csu, Andreas Schockenhoff, ad esempio, ritiene che in ragione della rinuncia di Gheddafi alla produzione di armi nucleari, l’accordo con Sarkozy è legittimo, a patto di sottoporre la sua implementazione alla sorveglianza internazionale. La Merkel non ha rilasciato dichiarazioni sulla vicenda, ma un suo stretto collaboratore (che è voluto rimanere anonimo) ha detto che la cancelliera è convinta che gli animi si calmeranno prima o poi e che le relazioni con la Francia si normalizzeranno, perché  il dinamismo internazionale di Sarkozy a un certo punto si arenerà nelle beghe quotidiane di politica interna come accade ad ogni esecutivo.