Sarkozy-Royal, il faccia a faccia che guarda al centro
01 Maggio 2007
di redazione
I vari sondaggi sulle intenzioni di voto al secondo turno danno Sarkozy in vantaggio di 4 punti percentuali su Royal. Per il momento il dibattito tra quest’ultima e François Bayrou non sembra aver influito in modo decisivo sulle intenzioni degli elettori. È difficile dire se i due elementi nuovi della campagna, il posizionamento di Le Pen e il dibattito televisivo di mercoledi 2 maggio, tra i due candidati, potranno cambiare queste tendenze.
Martedì 1 maggio, alla vigilia del dibattito, Le Pen si è pronunciato invitando i suoi elettori (il 10,44% dei suffragi espressi al primo turno), ad astenersi “massiciamente”. Il leader dell’estrema destra, dopo il risultato deludente, ha scelto la soluzione del protagonismo e della lotta per la soppravivenza, sperando forse che Sarkozy si pronuncierà in modo più deciso per una buona dose di proporzionale alle legislative.
Le Pen avrebbe potuto non dare disposizioni di voto, come ha fatto Bayrou mercoledì scorso. La sua sarebbe stata una scelta meno obbligata di quella del leader centrista, che non doveva deludere elettori e quadri del proprio partito scegliendo un candidato. Avrebbe potuto chiamare a votare per Sarkozy, le cui aperture dopo il primo turno erano state, tuttavia, molto contenute (si era tornati a parlare vagamente di una piccola dose di proporzionale per le legislative), ed eclissate dalle chiusure verso l’estremismo di Jean Marie Le Pen. Alla fine questi si è deciso per la soluzione più chiusa nei confronti di Sarkozy. Una scelta che, pero, al contrario di quella di Bayrou, non è sinonimo di un appoggio personale o sfumato a Royal: «sarebbe illusorio e pericoloso – egli ha affermato – votare per la candidata socialista per vendicarsi dello scippo di Nicolas Sarkozy sul nostro programma». L’astensione dell’elettorato di Le Pen è l’unica scelta che potrebbe, se fosse seguita, mettere in difficoltà il leader UMP: non darebbe certo più voti a Royal, ma abbasserebbe il livello dei voti di “riserva” di Sarkozy.
Per quanto riguarda il secondo elemento, mercoledì 2 maggio, i Francesi riprenderanno la tradizione del dibattito tra i due candidati alla Presidenza nell’intervallo tra i due turni della presidenziale (nel 2002, Chirac aveva però rifiutato di incontrarsi con Le Pen). Logicamente la campagna elettorale precedente il primo turno non era fatta per il confronto tra le idee. I candidati seguivano strade in gran parte parallele, incontrandosi su eventi di cronaca (come l’episodio della Gare du Nord). C’è chi si era lamentato che la campagna tendesse a limitarsi ad una battaglia d’immagine (un Sarkozy volontarista o aggressivo/una Royal serena o vuota) e all’affermazione perentoria di grandi temi o slogan (l’identità nazionale, la concordia sociale, la sicurezza, la solidarietà).
Dal primo turno, le cose sono notevolmente cambiate. Gli stati maggiori dei due candidati sono continuamente mobilitati: personalità di primo piano si confrontano spesso sugli schermi televisivi o alla radio, a dimostrazione, per chi avesse potuto dubitarne, della vitalità della democrazia in Francia. Questi dibattiti, che sono di alto livello e anticipano quello di mercoledì, evidenziano inoltre la presenza di progetti, alternativi ma entrambi ben strutturati e coesi. Tale nuovo contesto illustra quanto strumentale possa essere stata la “democrazia partecipativa” della sinistra, ossia il far credere ai Francesi che i programmi andavano fati “dal basso”. Il supporto attivo dato a Royal dallo stato maggiore socialista dà molta più credibilità ad una candidata che, durante tutta la campagna, era apparsa molto meno preparata di Sarkozy nella difesa del proprio programma, il quale dava spesso l’impressione di essere la somma di misure populistiche.
Questi dibattiti hanno in particolare il grande pregio di mettere l’accento sulla necessità condivisa di riforme di struttura economiche e sociali, per le quali i candidati cercano risposte innovative e coerenti. Un tema che si presenta fondamentale per il dibattito del 2 maggio tra Sarkozy e Royal, sia perchè più vicino alle preoccupazioni dei francesi, sia perchè vero punto di differenzazione tra i due candidati.
La differenza di fondo tra i due progetti riguarda il rapporto tra l’individuo e lo stato. La “rottura” di Sarkozy mette l’accento sul valore del lavoro individuale, come base di ogni progetto individuale e di società. Le sue proposte vanno nella direzione di favorire l’iniziativa privata, sia nel campo del lavoro sia nella sfera privata, di risolvere il problema della disoccupazione rendendo più flessibile il mercato del lavoro, senza ostacolare una più equa distribuzione delle ricchezze (argomento sul quale del resto le sue proposte sono molto simili a quelle di Royal). Il debito pubblico andrebbe risolto in primo luogo con la ripresa della produzione e della crescita, e con la volontà di “rimettere la Francia al lavoro”. Nel progetto di Royal, invece, la realizzazione dell’individuo e la coesione sociale passano tramite l’assistenza onnipresente dello stato. Il problema della disoccupazione dovrebbe essere risolto tramite il finanziamento pubblico alle imprese di posti di “primo impiego”, e più in generale tramite aiuti a tutti i livelli. Per compensare la crescita del debito pubblico, infine, Royal pensa ad un aumento delle tasse.
La caccia all’elettorato di Bayrou sembra molto più difficile per Royal su questi temi economici e di società. Sarebbe illusorio pensare che la convergenza relativa tra il leader centrista e la candidata socialista sul tema della riforma delle istituzioni possa essere estesa a quello economico-sociale. In quel campo, il programma di Bayrou, benché non identico a quello di Sarkozy, è sicuramente agli antipodi di quello di Royal.
Convincere gli indecisi del centro: ecco l’obiettivo dei due leader nel dibattito del 2 maggio. È molto difficile immaginare qualsiasi sorpresa da parte dell’uno o dell’altro. Se qualcosa si muoverà, sarà ancora una volta la forza personale di persuasione a giocare a favore di Sarkozy o di Royal. Ed è probabile che quest’ultima cercherà di farlo meno sul suo programma che attraverso la stigmatizzazione della pretesa aggressività del suo rivale.