Sarkozy si metta l’anima in pace: il caso Merah gli esploderà in faccia

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Sarkozy si metta l’anima in pace: il caso Merah gli esploderà in faccia

23 Marzo 2012

Sarkozy dispose: “ Prendetemelo vivo !” E glielo hanno portato morto. Mohamed Merah, francese di origine algerina, ha ammazzato a Toulouse sette persone; tre parà e ,dopo quattro giorni, quattro ebrei, tre bambini e un rabbino della scuola ebraica della città.

Dopo tre giorni dalla seconda strage la polizia lo ha individuato e lo ha messo in stato di assedio in un piccolo appartamento al primo piano di un immobile cittadino. Merah prima ha detto che si sarebbe consegnato; poi ha rinviato per due volte i termini della sua resa; con tutti i media francesi e del mondo a guardare. Sono passati due giorni.

Quello da dentro nel frattempo ha ferito due poliziotti. Niente: lo stato di assedio si è prolungato. Hanno tirato anche con "l’artiglieria", per sfondare porte e finestre e per rintontire l’assassino. Poi sono rimasti a guardare, ad aspettare. Finalmente sono entrati; lo hanno trovato chiuso in bagno; è uscito sparando all’impazzata; ha ferito altri due poliziotti; e allora gli hanno sparato addosso e lo hanno ammazzato. 

Gli israeliani devono avere assistito a questa storia, senza credere ai loro occhi. Merah non aveva ostaggi; stava al primo piano di una palazzina, che era stata svuotata; era armato e quindi avrebbe deciso lui se vivere o morire. “ Prendetemelo vivo!”: una pura idiozia; prendetelo e basta, e alla svelta; cinque, massimo dieci minuti, molti pensano e dicono. Questa vicenda è carica d’implicazioni politiche, in piena campagna presidenziale francese. 

C’è chi dice che Sarkò abbia chiesto di allungare il brodo solo per stare sulla scena mediatica nazionale per ore intere da Presidente e non da candidato. Commento sicuramente cinico, ma con qualche fondamento, tanta appare la stupidità dell’ordine dato (non si capisce bene neppure perché, dati i poteri e le prerogative presidenziali). 

Ci sono i trascorsi di Merah, già conosciuto dalla polizia. Educato alla ‘guerra islamica’ nelle carceri francesi, formato nei campi militari di al-Qaida in Afghanistan; passato, arrestato e poi espulso dal Pakistan; rimpatriato in Francia; denunciato da cittadini del suo quartiere di Toulouse, per movimenti sospetti; armato fino ai denti, lui e il fratello; sotto controllo da parte delle autorità locali, ma anche, sembra, dei servizi nazionali (e segnalato come possibile terrorista dagli americani). Poi, oplà, compie due stragi in quattro giorni, nella sua città. Qualcosa non torna. 

Il ministro degli Interni, Guéant, da molto tempo “segretario” di Sarkò e ex-direttore generale della Polizia, con volto stupefatto, durante l’assedio, ha fatto conferenze stampa esilaranti nel loro non senso. I candidati presidenti Bayrou, Joly e Melenchon, dopo le stragi, se la sono presa con i neo-nazisti, presunti colpevoli e da lì con la candidata del Fronte Nazionale, Marine Le Pen; la quale ha avuto buon gioco poi a trattarli di “salauds” (qualcosa di più spregiativo, rispetto a “ mascalzoni”) e a insistere sul pericolo Eurabia, da tempo da lei denunciato (parafrasando anche Oriana Fallaci).

Lo stesso Hollande, candidato socialista, si trova a fare i conti con la dottrina mitterandiana, sull’accoglienza nel territorio nazionale di terroristi e poco di buono da tutto il mondo, a patto che stiano buoni in Francia (gli italiani si ricordano di Cesare Battisti, che i servizi francesi, sotto Sarkò e Carlà, aiutarono a espatriare in Brasile, dopo che il governo aveva fatto finta di concedere l’estradizione).

Questo permissivismo, presentato come multiculturalismo “repubblicano”, appartiene soprattutto a Hollande, che ora si affretterà a picchiare contro ogni violenza con una mano, mentre con l’altra sa di tollerare, se non sostenere, il serbatoio di voti del sottobosco multietnico delle grandi periferie urbane, da cui nascono e crescono i bubboni tipo Merah (che oltretutto non sembra il solo francese della rete di al-Qaida).

Ma nella sostanza chi da questa vicenda dovrebbe uscire con le ossa rotte è proprio il candidato Sarkozy; era Ministro degli Interni con Chirac; poi ha fatto per cinque anni il Presidente. Sembra non aver imparato nulla. Se non ci fosse stato lui, la questione Merah, sarebbe stata chiusa dalla polizia francese, una tra le più preparate al mondo, in qualche ora. 

E a peggiorare la situazione ci sta l’equivoco comportamento dei Servizi francesi, che normalmente sono molto efficienti e quindi non usi a tali smagliature. Cosa sarà successo in realtà? Sarkozy lo sa; i francesi no: e molti quindi, a meno di colpi di scena inattesi, gli voteranno contro.