Saviano chiama Ban Ki Moon a presidiare i seggi elettorali

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Saviano chiama Ban Ki Moon a presidiare i seggi elettorali

22 Marzo 2010

Mentre proseguono incessantemente i tour itineranti per l’Italia in 4×4 di Giovanni Floris e le comparsate multimediali di Michele Santoro, che – pensiamo noi – forse avrebbero fatto meglio ad approfittare della par condicio per prendersi una bella vacanza alle Bahamas, c’è anche chi, come l’irriducibile Roberto Saviano, invece di pensare a scrivere un altro libro di successo, impiega il suo tempo prezioso e le sue floride energie intellettuali per lanciare l’ennesimo appello sulle pagine di Rep. Stavolta di mira c’è, niente meno, che la regolarità delle prossime elezioni regionali italiane.

A raccogliere idealmente la richiesta di Saviano a non arrendersi, denunciando ogni tentativo di inquinare il voto, naturalmente ci pensano i paladini della Rete, che tramite Facebook si sono lanciati nella mischia in decine di migliaia, persuasi soprattutto dal fare autoritario di questo scrittore tanto perseguitato quanto presenzialista. L’indignata reazione dei cybernauti prende le mosse dall’articolo apparso su Rep. (Per un voto onesto servirebbe l’Onu) in cui un altrettanto turbato Saviano scrive: “Sarebbe triste che i cittadini, gli elettori italiani, dovessero rivolgersi all’Onu, all’Unione Europea, all’Osce per vedere garantito un diritto che ogni democrazia occidentale deve considerare normale: la pulizia e la regolarità delle elezioni”. 

E così, evocando inconsapevolmente uno splendido Italo Calvino e la sua giornata da scrutatore, in migliaia si candidano a fare da caschi blu e forze di interposizione, per controllare il corretto svolgimento delle ormai prossime elezioni al grido di battaglia di “siamo tutti osservatori”. Si chiede di mettere al servizio del Paese le forze migliori della società civile “per impedire distorsioni e condizionamenti”, complice la versione globalizzata nonché multimediale di Repubblica.

Lungi da noi la volontà di dare consigli al venerando quotidiano italiano, ma forse l’eccesso di “appellismo” in cui sembra essere caduto il giornale più chic e meno progressista della sinistra italiana alla lunga rischia di trasformarsi una versione moderna e un po’ grottesca delle consultazioni popolari di altri tempi. Ma il punto è un altro: ve li immaginate gli osservatori dell’Onu che, dopo aver battuto in lungo e in largo i siti elettorali dell’Iraq e del Kosovo – rischiando talvolta la loro stessa incolumità fisica – si trovassero a presidiare i seggi di Fiumefreddo Bruzio in Calabria o di Torgiano, nella provincia di Perugia? Prepariamoci anche a questo: dopo le macerie di Gaza la prossima tappa di Ban Ki Moon potrebbero essere i Sassi di Matera. E allora, scrutatori o presidenti di seggio, davvero non ce ne sarà per nessuno. Con buona pace degli onusiani più convinti. Saviano compreso.